1998, Buenos Aires

Il tango è “patrimonio mondiale dell’umanità”
(Unesco)


di Dj Macionela

Ricordo bene quell’estate australe del ’98. Girovagavo nel quartiere “La Boca” di Buenos Aires alla ricerca di un localaccio balera dove potessi gustarmi qualcosa di estremamente forte e dove potessi ascoltare qualche orchestrina suonare del buon tango. Entrai a caso in una piccola corte di un vecchio palazzo abbastanza decrepito. Entrando, sotto al porticato che si trovava alla mia sinistra, c’era uno scarno bancone dove le persone parevano appollaiate come tanti uccelli sui fili della corrente. Nel cortile danzavano una decina di coppie al ritmo dettato da un gruppetto di brutti ceffi che sciorinavano senza sosta vecchie milonghe argentine. Sotto al porticato a destra, fra malconci tavolini in legno, si sbaciucchiavano due vecchiacci ben vestiti. Ma che schifo, pensai, andatevene da un’altra parte. Puntai dritto al bancone e iniziai a bere gin spruzzato con limone, roba da ubriaconi, uno schifo ripensandoci bene. In fondo al cortile, intorno a un tavolo, alcuni trafficavano su una postazione da dj anni ’80. Ma cosa stavano facendo? Fu troppo forte l’attrazione elettronica, dovetti avvicinarmi facendo finta di nulla, la curiosità mi rodeva l’intestino (o forse era il gin a rodere dentro?).



Erano tre personaggi strani sulla quarantina, molto ben vestiti, fin troppo per il locale. Ma che cazzo stavano dicendo? Non capivo nulla, pareva uno strano dialetto spagnolo ma non riuscivo a riconoscere nemmeno una parola. “Gomìa asu al zabeca” diceva uno e l’altro che rispondeva con parole marziane e l’altro ancora che insisteva su chissà cosa. Non desistetti, il mixer era il mio santo graal, mi lanciai e mi presentai ai tre. Yo soy Dj Macionela. Mi guardarono straniti ma cordialmente si presentarono. Il primo, Eduardo Makaroff, era un argentino suonatore di chitarra. Il secondo, tale Philippe Cohen Solal che sembrava il capetto, era un tastierista francese mentre il terzo, Christophe H. Müller, era un programmatore svizzero/tedesco di strumentazione elettronica. Que hacén? que tiene que ver toda esta musica eletronica con esa orquesta? y mas que todo como jodido hablan! furono le prime domande che spontaneamente mi uscirono dalla bocca. Iniziarono a raccontarmi la loro storia, naturalmente in spagnolo corrente! Abbandonarono subito quello strano slang chiamato lunfardo che mi dissero fosse originario delle carceri argentine, un linguaggio usato dai prigionieri per non farsi capire dalle guardie. Molto semplicemente, s’invertiva, senza regole prefissate, l’ordine delle sillabe. Ahhh, ahora entiendo, es como nuestro trancorio. Avevano in mente di svecchiare il tango, di riproporre quella meravigliosa languida musica in chiave moderna facendo largo uso dell’elettronica. Philippe aveva in mente di lanciare l’operazione da Parigi, sede della sua label Ya Basta!.




Lo spettacolo danzante intanto proseguiva, i tacchi vertiginosi e gli spacchi infiniti diventavano una sola cosa con i gessati dei compagni. L’odore di lacca e di vecchie colonie si amalgamavano con i sigari dei bevitori, con l’odore di carne che proveniva dalle vicine trattorie. Ahora empezamos disse Eduardo tutto eccitato. Parlottarono con i membri dell’orchestrina poco prima che i beat elettronici trasformassero l’atmosfera. La miscela fra ritmiche house, tango, chill out e lounge era esplosiva. Il malinconico mood del tango sembrava riaffiorare dalla cruda elettronica, la tristezza tipica del genere si esaltava e diventava travolgente fino a diventare quasi “cinematografica”. I tre cercavano disperatamente di sdoganare un genere considerato dalla massa retrò. Y con que nombre van a debutar? Gotan Project, naturalmente. Non c’era alcun dubbio: ce l’avrebbero fatta alla grande! La carica sensuale non veniva minimamente scalfita, anzi pareva quasi aumentare (o forse era solo la mia predisposizione all’elettronica a condurmi a certi pensieri?). Me dan gana de bailar, dissi in un lunfardo tremolante. Da dietro si avvicinò un’attempata signora nient’affatto male, profumata e soprattutto ingrifata. Ci scambiammo un paio di occhiate e non mi lasciai sfuggire l’occasione. Era lei a condurre la danza. I miei piedi seguivano “docili docili” i suoi. La mia mano destra toccava la sua schiena, la sua toccava il mio culo. Sei una maialona, pensai. Dalla pista da ballo passammo velocemente al bancone a trangugiare gin e ancora più velocemente alla mia stanza d’albergo. Mi ricordai delle superiori, dell’ora di latino. Tango, tangis, tetigi, tactum, tangĕre. Cosa significava? Toccare naturalmente! Ci toccammo tutta notte.

Fu il miglior tango della mia vita.



"Confianzas": tratto dall'album di remix "Inspiracion-Espiracion" (2004)

4 commenti:

  1. ci sono problemi sul video?

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  2. Vorrei fare i complimenti a Dj Macionela per lo spagnolo scritto. Voto 10!

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  3. Piuttosto di lavorare con Seimani mi taglierei l'uccello a fette.

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  4. Sempre il macellaio Renato12 settembre 2013 alle ore 16:54

    Quanto bisogna aspettare per vedere Johnny Cash dio del mese? Ditemelo perchè se la questione è lunga me ne vado su altri blog.

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