tag:blogger.com,1999:blog-69609091408085948702024-03-14T10:17:26.143+01:00MusicanidiMdChttp://www.blogger.com/profile/02314734577369073116noreply@blogger.comBlogger562125tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-39345847158866675022016-12-21T15:45:00.000+01:002016-12-22T09:03:11.724+01:00TORNO SUBITO!<b>di Frank Pozzanghera</b><br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJ0lEH1J41sc9_Som8XFCXdcoTazX498oHl1Kv82Sam09Lm4xc5zlrORtANNN2rZFHCXtSSslGCvfspCe7MeJ5l2jOt5wUidZzZrA-Qx37EYbWHaaY51ZhKRqrc8MU4KRunbnGCDIwcCU1/s1600/Holiday+dog.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJ0lEH1J41sc9_Som8XFCXdcoTazX498oHl1Kv82Sam09Lm4xc5zlrORtANNN2rZFHCXtSSslGCvfspCe7MeJ5l2jOt5wUidZzZrA-Qx37EYbWHaaY51ZhKRqrc8MU4KRunbnGCDIwcCU1/s320/Holiday+dog.jpg" width="320" /></a></div>
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Salve Musicanidi,</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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non so quanto ve ne siate accorti o quanto vi interessi (stando però alle statitistiche circa 100/150 disperati continuano a passare da questo blog di musica fatto da cani pressochè ogni giorno), ma ultimamente stiamo un po' bighellonando...un po' è che ci va davvero di bighellonare, un po' è che sempre meno frequentemente ci capita di imbatterci in dischi che riescano a scuotere questi stanchi cervelli fritti alla fermata del treno e stiamo dunque riflettendo seriamente se questo sia dovuto al fatto che ci siamo rincoglioniti noi o che quanto espresso <a href="http://musicanidi.blogspot.it/2016/09/quello-che-non-ce.html" target="_blank"><b><i>in questo contestatissimo post</i></b></a> abbia invece un fondo di verità. Alla soluzione dell'enigma non ci siamo ancora arrivati (e questo avvellerebbe l'ipotesi che ci siamo rincoglioniti noi), ma ad ogni modo talvolta diamo un'occhio appunto ai "numeri" e non possiamo che prendere atto che comunque un bel po' di gente continua a lasciar qui il suo zampino. Questo va ad assommarsi alle centinaia di mail di gruppi emergenti che ci segnalano le loro nuove uscite sulla nostra mail musicanidi@gmail.com che, perdonateci, ultimamente non stiamo tenendo monitorata per nulla.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ci sembrava quindi giusto dare una spiegazione, che però in verità non c'è: non sappiamo nemmeno noi che stiamo facendo, è un po' il bello di avere un blog fatto da cani che parla sempre sinceramente e pacificamente di musica e di farlo aggratis. Il bello sarebbe cioè che nulla ci obbliga a scrivere per forza qualcosa..</div>
<div style="text-align: justify;">
E dunque? Che vorrebbe significare questa pappardella? Niente, che vi facciamo <b>tanti auguri di buon Natale e di un felice anno nuovo</b> per ora.<br />
Se avete una lista di dischi, o anche un solo disco uscito quest'anno, che volete segnalare fatelo pure nei commenti qui sotto. E soprattutto....<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;"><i><b>BIGHELLONATE!!!</b></i></span><br />
<span style="font-size: x-large;"><i><b><br /></b></i></span></div>
</div>
<div style="text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="400" src="https://www.youtube.com/embed/hKm5Sh2Bomo" width="600"></iframe>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/08314301742312594107noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-15791584631199911162016-12-20T15:45:00.000+01:002016-12-21T15:46:13.327+01:00L'antimorte di David Foster Wallacedi<b> TheDrillerKiller</b><br />
<br />
<div style="text-align: right;">
<i>Non ti conosco bene, e non so come sono fatti i tuoi amici. Ma a me
sembra che questa sia una generazione più triste, e più affamata. E la
cosa che mi fa paura è che, quando arriveremo noi al potere, quando
saremo noi quelli di quarantacinque, cinquant'anni, non ci sarà
nessuno... nessuno più anziano... non ci saranno persone più anziane di
noi che si ricorderanno la Grande Depressione, o la guerra, persone che
hanno alle spalle sacrifici considerevoli. E non ci sarà nessun limite
ai nostri, come dire, appetiti. E anche alla nostra smania di sperperare
le cose.</i></div>
<div style="text-align: right;">
<i> <b>Come diventare se stessi </b></i><br />
<i><b> </b></i> </div>
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</div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidcQd0_eKkXThZSjFDyOKc9od9zoqPXLkz4SnFuI7kVC22ilPlqSbrC_qSJxV6ws84vrC_qF54KRXC9xE-f_b3eQA3XE84Kia2-k0knVQ3nvrQFxsC-XoD5hM633mWAVyoBdpTt0qeGMI/s1600/1345430661669.cached.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidcQd0_eKkXThZSjFDyOKc9od9zoqPXLkz4SnFuI7kVC22ilPlqSbrC_qSJxV6ws84vrC_qF54KRXC9xE-f_b3eQA3XE84Kia2-k0knVQ3nvrQFxsC-XoD5hM633mWAVyoBdpTt0qeGMI/s200/1345430661669.cached.jpg" width="200" /></a></div>
Perché si è ucciso <b>David Foster Wallace?</b> Non è una domanda ma solo la
constatazione di una realtà che segna l'inizio e la fine di <b><i>End Of The
Tour</i></b>. </div>
<div style="text-align: justify;">
Il biopic del riconosciuto autore nordamericano, considerato il migliore del suo tempo e paragonato ad autori fondamentali nella storia della letteratura americana e mondiale, morto suicida nel 2008, cerca di tracciare un identikit onesto e realista di una persona, non di un divo, non di un antidivo, solo una persona, anzi due. Infatti attraverso le conversazioni avute con <b>David Lipsky</b>, giornalista del <i>Rolling Stone</i> che, per realizzare un'intervista, lo accompagna in giro per gli Stati Uniti, negli ultimi cinque giorni del tour promozionale di quello che ad oggi è considerato il capolavoro dell'autore, ovvero <b>Infinite Jest</b>, scopriamo l'incontro di due esseri umani che cominciano a conoscersi e a conoscere meglio se stessi, semplicemente parlando. Talvolta di banalità, ma non banalmente, talvolta di massimi sistemi e quindi di cose "pesanti" ma trasmettendo leggerezza. Sono conversazioni solo apparentemente casuali, legate dal file rouge dell'intensità e dell'incredibile capacità di comunicare di questo strano personaggio che era, che è <b>David Foster Wallace</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<br />
<a name='more'></a><br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijK0VKN-hM3IYHxwrigwvxC8V_BZdsL3ss5AXAvAc1wBp42Zu1QKu2vKMHDDH8r0O56E0rytjf4MhZxApnv0UpzGHMIfKc6LNRUjUdbk-MJND46-g-LiZA2CfyXLwGHYamIdv6cd-yADc/s1600/the_last_days_of_david_foster_wallace.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="135" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijK0VKN-hM3IYHxwrigwvxC8V_BZdsL3ss5AXAvAc1wBp42Zu1QKu2vKMHDDH8r0O56E0rytjf4MhZxApnv0UpzGHMIfKc6LNRUjUdbk-MJND46-g-LiZA2CfyXLwGHYamIdv6cd-yADc/s200/the_last_days_of_david_foster_wallace.jpg" width="200" /></a></div>
Interessante è poi il contesto: siamo all'inizio dei '90. Un'epoca solo apparentemente vicino a noi, in realtà distante da noi anni luce. La gente sembra la stessa, si veste come ci si veste oggi, mangia come si mangia oggi, passa il tempo davanti alla tv, eccetera; ma oltre alla totale assenza di telefoni cellulari si percepisce l'idea di transitorietà, del passaggio ad un'altra epoca che si avvicina. C'è chi probabilmente ha atteso con ottimismo questo cambio altri con ansia. </div>
<div style="text-align: justify;">
Come il protagonista: discusso, incompreso e
sfuggente ma capace di una lucida analisi del mondo che lo circonda e del futuro. </div>
<div style="text-align: justify;">
Come il giornalista David, l'altro protagonista, incerto se cedere al fascino dello scrittore o agli obblighi di un lavoro che lo spinge a domande e atteggiamenti impertinenti. Due esseri umani
che si incontrano, comunicano, in un America già avviata ad essere quella
che oggi conosciamo eppure ancora così lontana dagli stereotipi
attuali, una conversazione a tratti leggera e a tratti pesante almeno
quanto le 1000 pagine di <i>Infinite Jest</i>, quel mattone di un chilo e mezzo sul quale si sarebbe basata la fama dell'autore che sarebbe diventato il protagonista della biografia pubblicata da D.T.Max nel 2013 dal titolo: <b>Ogni storia d'amore è una storia di fantasmi. </b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
Convincente l'interpretazione dei due protagonisti <b><i>Jason Segel</i></b>, <b><i>Jesse Eisenberg</i></b> che reggono quasi esclusivamente da soli il film diretto da <b><i>James Ponsoldt</i></b>, regista giovane abbonato al Sundance Film Festival dove End Of The Tour viene presentato nel 2015. </div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
Bellissima la colonna sonora
curata da<b> Danny Elfman </b>che riunisce oltre a suoi brani anche pezzi di<b> Felt, Brian Eno, Tindersticks e R.E.M. </b>in una compilation tipicamente alternative a cavallo tra gli '80 e i '90. Buona visione e buon ascolto.</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/EXxprhjaot4" width="560"></iframe>
</div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<b><u>Dialogo tra i due David. </u></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD-kaPRWluV3EETeeB6h7_t0enph_mlTd3o74qaXgK7VLbc-qgJZjnCfNekD5cKazz6cbvM0Q9MKs1AtSe0fJZPrHQzzusth8shICe2cQcCt013xSKYAywBk_AaiFvthcAQruobQVzWY4/s1600/140214_front.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD-kaPRWluV3EETeeB6h7_t0enph_mlTd3o74qaXgK7VLbc-qgJZjnCfNekD5cKazz6cbvM0Q9MKs1AtSe0fJZPrHQzzusth8shICe2cQcCt013xSKYAywBk_AaiFvthcAQruobQVzWY4/s200/140214_front.jpg" width="158" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
- Perché lo sto facendo, e cosa c’è di così americano in quello che sto facendo. Ok, perché non ho una diagnosi o...o una serie di ricette sul perché noi...intendo persone come noi 2,
per lo più bianchi, classe medio-alta, ottima educazione, lavori davvero interessanti, seduti su poltrone costosissime, </div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>- Si'? </i></div>
<div style="text-align: justify;">
- Che guardano il migliore e più sofisticato apparecchio elettrico che si possa comprare.
Perché ci sentiamo cosi' vuoti e infelici? Non dico che guardare la TV sia sbagliato o una perdita di tempo, non più di quanto...masturbarsi sia sbagliato o una perdita di tempo.
E' un piacevole passatempo, ma se lo fai 20 volte al giorno, se e' il tuo massimo rapporto sessuale, c'è qualcosa che non va. </div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>- Si', tranne per il fatto che, masturbandosi, almeno si compie un'azione. Non e' come... E' meglio. </i></div>
<div style="text-align: justify;">
- Ok, sembrerei un vero coglione se lo mettessi nell'articolo. </div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>- No, non lo faro', ma, se riesci, parla nel microfono.</i> </div>
<div style="text-align: justify;">
- Ok, facendoti una sega, metti in moto i muscoli della mano, ma penso che in realtà tu stia girando un film nella tua testa. Hai una relazione immaginaria con qualcuno che non e' reale, esclusivamente per stimolare una risposta neurologica. Quindi, vedi, con l'espansione di internet nei prossimi 10-15 anni,
e dato che la realtà virtuale pornografica diventerà realtà, dovremo sviluppare qualche macchinario nelle nostre viscere per placare il puro e semplice piacere. Ora, non so te, ma io dovrò lasciare il pianeta. </div>
<div style="text-align: justify;">
<i>- Perché? </i></div>
<div style="text-align: justify;">
- Perché la tecnologia continuerà a perfezionarsi, e sarà sempre più facile, e sempre più conveniente,
e sempre più piacevole starsene seduti da soli, con immagini su uno schermo, prodotte da gente che non ci ama, ma che vuole i nostri soldi. E va bene, a piccole dosi, ma se diventa il piatto principale
della tua dieta, allora morirai. </div>
<div style="text-align: justify;">
<i>- Be', dai...</i> </div>
<div style="text-align: justify;">
- In un modo molto significativo, finirai per morire.
</div>
Musicanidihttp://www.blogger.com/profile/01822424906264344944noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-88803006039262807642016-12-06T09:14:00.000+01:002016-12-09T21:37:46.076+01:00Bello Figo, Dio è una farsa<b><i>di Frank Pozzanghera</i></b><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxyUJeKYMgxQXY6mxh5acY-iaKY3XQzp6MPJtFJxpZcj48Y4AvGN-u3ZmhQKiahIxwCNCYpetqpioiDu3D3esJRAJakYThUDu65faw6XWiBBxoy2mBhiJcZOiSlrS5cHRZHEv1c9axFLn7/s1600/Pompa+Tour.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxyUJeKYMgxQXY6mxh5acY-iaKY3XQzp6MPJtFJxpZcj48Y4AvGN-u3ZmhQKiahIxwCNCYpetqpioiDu3D3esJRAJakYThUDu65faw6XWiBBxoy2mBhiJcZOiSlrS5cHRZHEv1c9axFLn7/s400/Pompa+Tour.jpg" width="300" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>"Farsa è un genere di opera teatrale la cui struttura e trama sono basate su situazioni e personaggi stravaganti, anche se in generale viene mantenuto un certo realismo: si distingue nel mostrare eventi, storie e atmosfere quotidiane, ma declinate in modo grottesco e nei loro aspetti irrazionali. I temi e i personaggi possono essere di fantasia, però devono risultare credibili e verosimili"</i> (Wikipedia)</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Siamo alla farsa</b>. Tutto è una farsa. Non so cosa avete votato a questo referendum e non me ne frega niente. Ma se siamo al punto che qualcuno potrà recarsi allo show di una semisconosciuta attrice hot per rivendicare il suo pompino, onestamente meritato a fronte del voto espresso, permettetemi di dubitare che oggi esista ancora qualcosa che possa avere un senso. Se non, appunto, la farsa stessa, almeno nella sua accezione originale di prodotto artistico.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Bello Figo</b> non lo scopriamo oggi. Al canile lo seguiamo fin dai tempi della sua seconda hit <i><a href="https://www.youtube.com/watch?v=D4MQZ-C2xZE" target="_blank">Pasta col tonno</a></i>, che ad oggi vanta circa 5 milioni e 140mila visualizzazioni su You Tube (la prima fu <i><a href="https://www.youtube.com/watch?v=k7tQKBrA3Ao" target="_blank">Mi faccio una sega</a></i> che ne conta "solo" 2 milioni e mezzo). Se non ne abbiamo mai scritto prima è semplicemente perchè in verità non è affatto facile. Anche nel frangente dunque mi limiterò ad invitarvi a rileggere con attenzione la definizione utilizzata per l'incipit di questo post, ad andarvi a vedere quei video (non a caso inscindibili dalle canzoni che presentano), ed a giudicare da soli se questo ragazzino arrivato con la famiglia dal Ghana nel 2004 sia solo un deficiente o l'incontrastato <b>Re della Farsa</b> dei tempi che viviamo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Esiste poi anche un secondo filone nell'opera di Bello Figo, che vira invece verso performances nelle quali si autodefinisce simile ad un'infinita parata di personaggi più o meno famosi ("Tutti sanno che non lavo mai i piatti, perchè sono troppo <b>Mussolini</b>", "Sono troppo <b>Bruno Vespa</b>...Vespeeee!", "Sono bello come <b>Raulo Bova</b>", "Sono catafatto come Andrea, <b>Andrea Diprè</b>"). Pure in questo caso può sembrare solo mero non-sense, ed in effetti è anche quello, ma il gioco non banale sta anche nell'imprigionare fra tatuaggi improbabili, balletti inguardabili, tenute improponibili, nomi che rimandano ad immaginari completamente differenti, creando in tal modo efficaci contrasti.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8864MOQeHNfMqDB37ADlV4OH0nCN1n_ActHzh-Jjex_odr1oqEB1Zwbtznx5ZrVk_UMf_TQeG-4p2ocESmgJXz2E9mLmF-Gpijc4uQ-tWJE-cXEXAnjOPRcThaGr0dgRdziaaOvgxk6H3/s1600/bello+figo+TV.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="166" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8864MOQeHNfMqDB37ADlV4OH0nCN1n_ActHzh-Jjex_odr1oqEB1Zwbtznx5ZrVk_UMf_TQeG-4p2ocESmgJXz2E9mLmF-Gpijc4uQ-tWJE-cXEXAnjOPRcThaGr0dgRdziaaOvgxk6H3/s320/bello+figo+TV.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Infine, solo pochi giorni fa, l'apoteosi ultima dell'opera. Nella vergognosa e volgare bolgia referendaria il pirotecnico brano <i>Referendum Costituzionale</i> si impone come uno dei pochi "effetti collaterali" che valga la pena di salvare, tra tribune politiche invece sempre più vuote di significati, toni del dibattito sempre più inaccettabili, costruzioni complottiste ogni giorno più sconcertanti (qualcuno riconduca <b>Piero Pelù</b> nel mondo dei vivi per cortesia). Il nostro viene perciò invitato in TV, su Rete4, nell'ambito della trasmissione politica (politica?!?) <i>Dalla Vostra Parte </i>(il video è<b> <a href="https://www.youtube.com/watch?v=DDqOi97YaDs&t=698s" target="_blank">qui</a></b>). E lì avviene qualcosa di meraviglioso. Bello Figo si limita a rispondere semplicemente e pacatamente alle domande che gli vengono poste, mentre viene sommerso di sguaiati improperi da tutti i presenti, agnello sacrificale di un'altra farsa, quella che quotidianamente i talk show politici riversano nelle nostre abitazioni, che nella fattispecie lo vede solo divertito spettatore anzichè protagonista e che si rivela decisamente più penosa. Più volte gli viene anche rinfacciato che dovrebbe chiedere scusa agli italiani e vergognarsi (in tutto questo la Mussolini lo invita pure a tagliarsi "quei capelli", cataputandoci soavemente per un breve attimo nel primo dopoguerra), nel mentre in cui si sta invece glissando amabilmente sul fatto che sia uno dei pochi artisti di colore del nostro paese capace di raccogliere ovunque folle di adolescenti, per lo più bianchi, in effetti solo divertiti dalle sue provocazioni.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ed ecco che ad un certo punto, di fronte a questa scena grottesca, balena lampante davanti ai nostri occhi ancora per una volta la domanda finale, quella che più volte ha attraversato inconsapevolmente la nostra mente anche di fronte ad ogni video del signor Figo. Quella domanda che forse è anche il senso definitivo del perchè noi a questo ragazzo gli vogliamo bene e siamo qui ad eleggerlo nostro Dio del mese. Quella domanda che nella sostanza è...<b>ma come diavolo abbiamo fatto ad arrivare a questo?</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="360" src="https://www.youtube.com/embed/0uC63ZdCdro" width="600"></iframe>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/08314301742312594107noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-69115168849610391032016-11-21T03:48:00.000+01:002016-12-06T09:16:43.109+01:00Earwig: Pause For The Jets<div style="text-align: justify;">
di <b>RSK</b><br />
<b> </b> </div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNstlJfGhaZix-ZDDbzkBAjuNzayxSyWVMueWUZLTD-1Rs3HERo8MyN83LotrSgI0e7SyY1zW6mjRZoNpQ7EXYwDy7se3ZvwN-9KMMjpZpBl6XicLNKljt0fbHPBGY2ss6psfAH31CGwA/s1600/a0554734977_10.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="286" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNstlJfGhaZix-ZDDbzkBAjuNzayxSyWVMueWUZLTD-1Rs3HERo8MyN83LotrSgI0e7SyY1zW6mjRZoNpQ7EXYwDy7se3ZvwN-9KMMjpZpBl6XicLNKljt0fbHPBGY2ss6psfAH31CGwA/s320/a0554734977_10.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Eccolo! L'ho trovato, finalmente. Dopo un anno di attesa, vana e di illusioni fugaci finalmente ho trovato il disco che fa perdere la testa. Fatta eccezione per i soliti noti, vedi <a href="http://musicanidi.blogspot.com/2016/06/afterhours-folfiri-o-folfox-2016.html" target="_blank"><b>Afterhours</b></a>, infatti il 2016 per il momento aveva portato solo discreti album quasi tutti ascrivibili all'ondata del revivalismo infinito che sta saccheggiando la musica dei decenni andati, in questi tristi ultimi anni in cui il rock sembra relegato in secondo piano rispetto alla musica nuova. I Giovani, si sa, hanno sempre la ragione dalla loro quando si parla di 7 note, per cui mi è stato fatto notare che se non mi piacciono gli "artisti" che vanno per la maggiore è colpa mia, sono vecchio, non capisco. Infatti, non capisco, non capisco come si faccia a non saltare sulla seggiola ascoltando <b>Pause For The Jets</b>. Non capisco come si faccia a definirla musica antica, vecchia. Sarà forse perché questo simpatico combo di forbicine è in giro dai '90? Sarà perché la loro ricetta è semplice e consiste nel darci dentro come dei dannati? Mah. </div>
<div style="text-align: justify;">
Di fatto i nostri eroi, originari di Columbus, Ohio, per inciso uno degli stati del Midwest che hanno tradito i democratici nelle recenti elezioni, ma poi trasferiti armi e bagagli nell'assolata California, sono già alla nona avventura discografica<b>. </b>Pause For The Jets infatti arriva dopo un EP due LIVE e cinque ALBUM. Il capobanda è un tizio, che si chiama <b>Lizard McGee</b>, che sembra il ragioniere della porta accanto e, come si vede anche dalla copertina, in generale non sembrano esattamente un terzetto di spericolati tossici dediti al sesso e al rock'n'roll. Non fatevi mai, e dico mai, ingannare dalle apparenze. </div>
<div style="text-align: justify;">
Come ben recita la cartella stampa del gruppo gli <b>Earwig</b> sono uno dei segreti meglio custoditi dell'indie americano odierno e sono spontanei e spericolati. Insomma sono incredibilmente bravi! Ma dove si erano cacciati fino a ieri? Perché non avevo mai sentito parlare di loro? Eppure nei '90 era meno difficile perdersi nei meandri dei milioni di gruppi e gruppuscoli che nascono e muoiono tra un social network e l'altro oggigiorno. Domande senza risposte, ma nell'attesa di porre rimedio recuperando l'intera discografia disponibile mi sollazzo con quest'ultimo gioiello. </div>
<div style="text-align: justify;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkxt4QJxjCsxk2Pri5tNCsVzF2PFAbznWRV0c3_SykG4pLbrT_fepL191AncGZ-1bB_U0LqfeJDGnNAldhE7aYfB4Q_SKxoWgfAZiakatOfxlol161sNJ-JcilxaejNefRQ_yps_Dj7Sc/s1600/ff868d78177269be6b205abca02491fc.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="190" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkxt4QJxjCsxk2Pri5tNCsVzF2PFAbznWRV0c3_SykG4pLbrT_fepL191AncGZ-1bB_U0LqfeJDGnNAldhE7aYfB4Q_SKxoWgfAZiakatOfxlol161sNJ-JcilxaejNefRQ_yps_Dj7Sc/s400/ff868d78177269be6b205abca02491fc.jpg" width="400" /></a></div>
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Ma come suona <b>Pause For The Jets?</b></div>
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Suona principalmente come un disco di canzoni, grandi canzoni una più coinvolgente e divertente dell'altra<b> </b>che richiamano alla mente due parole: Dream e Power. Meno creativi dei <b>R.E.M.</b> più solari dei <b>Trail Of Dead</b>, meno maleducati dei <b>Green Day</b> più scialli dei primissimi <b>Smashing Pumpkins</b>. Costruiscono melodie che potremmo anche definire pop che quasi sempre sfociano in clangori chitarristici che dobbiamo chiamare rock. Se vi sembrano stronzate ascoltate l'incipit a tutto volume di <a href="https://www.youtube.com/watch?v=PS4lhnBZPqg" target="_blank"><i>Wisdom Teeth</i></a><i> </i>o le distorsioni della successiva <i>Lover's Chords</i> ed è già un buon inizio. Ma è dalla successiva <a href="https://www.youtube.com/watch?v=4B9waZhivUE" target="_blank"><i>I Don't Want to Go</i></a> che comincerà ad apparire un sorrisetto sulle vostre labbra e non potrete fare a meno di dimenare il capo. Occhio è solo l'inizio!<br />
Quarantotto minuti per dodici brani interrotti da brevi siparietti in cui una voce in una lingua, presumibilmente orientale, recita dei versi, a cominciare da <a href="https://www.youtube.com/watch?v=gboMuoQUGJs" target="_blank"><i>Silverheels.</i></a></div>
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Pezzi che sembrano inni da stadio degni del vecchio Boss anni '80, come <i>Holy Ghost Letter</i> e il duetto con <b>Lydia Loveless</b> in <i>Wasted On You</i><b><i> </i></b>sono solo altre due delle chicche di un album che vi entrerà nelle orecchie come una forbicina...forse vi farà diventare pazzi ma senza distruggervi i timpani.<b><i></i></b></div>
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<b><i><br /></i></b></div>
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Musicanidihttp://www.blogger.com/profile/01822424906264344944noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-2777385295078063402016-11-21T03:43:00.002+01:002016-11-21T03:43:40.707+01:00Ten Second After: The Hecks, Syd Arthur, The Frightnrs, The Radio Dept.di <b>RSK</b><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgf_dBdBbJChYWqC7-48IAK6jCPxv7pRaVL5mxYiBMzA-xc-jge9xPtqnllUjswTCFprUCsyRengN_Do_vmULtN5Pbd7ZAwiSZfoAPUekljLBG6SsOV3VdKv7DS5KV_jXVw3ksCUj5ilew/s1600/835107e1e41fca5683a21ebabfc051fc.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="184" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgf_dBdBbJChYWqC7-48IAK6jCPxv7pRaVL5mxYiBMzA-xc-jge9xPtqnllUjswTCFprUCsyRengN_Do_vmULtN5Pbd7ZAwiSZfoAPUekljLBG6SsOV3VdKv7DS5KV_jXVw3ksCUj5ilew/s200/835107e1e41fca5683a21ebabfc051fc.png" width="200" /></a></div>
Nel mese dedicato ai <b>Sex Pistols</b>, nell'anno del <b>Brexit</b> non poteva che succedere quello che è successo. Che poi in fondo alzi la mano chi si fosse illuso che oltreoceano avessero messo la testa un filino a posto dopo otto anni di <b><i>Barack</i></b> <b><i>Obama</i></b>, primo presidente afroamericano e persona, insomma, minimamente normale in un sistema comunque guerrafondaio. Alzi la mano chi si fosse illuso che dalla terra dei cowboys presidenti sia di celluloide, come <b><i>Ronny Reagan</i></b>, che di fatto come i <b><i>Bush</i></b>, prima o poi non sarebbero arrivate sorprese all'altezza. E in fondo poi il tabù più grande, la sorpresa più grande, sarebbe stata vedere eletta non già <b><i>Killary Clinton</i></b>, il cui c.v. parla da sé, ma una donna! In un paese in cui misoginia e maschilismo travalicano evidentemente le classi sociali, le razze e le religioni. Ma poi noi stupidi cani dell'italico stivale che cazzo straparliamo a fare? Il nostro <b><i>Mc Donald</i></b> avvelenato ce lo siamo già ampiamente sorbito. Meglio stare zitti e pedalare che se di Medioevo si deve morire almeno sia un Medioevo con tanto fottutissimo <b>Rock'N'Roll</b>! Nel frattempo però niente di nuovo sul fronte occidentale. La musica continua ad essere la stessa e i pochi sussulti vengono centellinati nel tempo, sempre più dilatato. Verrebbe voglia di farsi prendere dalla foga e recensire tutti i 400 dischi ascoltati nelle ultime due settimane...mezza volta...a far tanto. Ma la musica va ascoltata e riascoltata un disco deve essere assimilato e digerito e se per caso oltre ai quattro che seguono ce ne fossero altrettanti di cui non abbiamo avuto voglia di approfondire la conoscenza, beh pazienza, sarà per la prossima volta. <br />
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<b>The Hecks: The Hecks</b></div>
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I grattacieli in rovina mi fanno paura: un po' perché ti possono cadere in testa da un momento all'altro un po' perché metterci piede significa entrare in un mondo misterioso, sconosciuto e quasi sempre in degrado. Dietro ogni porta si nasconde un mondo di potenziali pericoli e gli ascensori non funzionano mai per cui bisogna farsela sempre a piedi ed ogni piano che passa ci si allontana sempre di più da terra, dalla realtà da quello che di sicuro c'è fuori. I grattacieli in rovina danno l'idea inoltre di qualcosa che non c'è più o non funziona più come prima e sono sempre, sempre in bianco e nero. Gli Hecks oggi ci portano in un grattacielo in rovina sotto una grandinata di rumore.</div>
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Disco maiuscolo e omonimo questo esordio di un trio di Chicago composto da Loose Soda, Kid Chidlow e Toni Chobani che mette le cose in chiaro a partire da <i><b>Landscape Photography</b></i> in poi: 3:15' di qualcosa di molto simile ad un Effetto Larsen o ritorno di chitarra tirato all'inverosimile senza interruzioni. Dopo un incipit con due pezzi molto tranquilli dalle parti dei Velvet Underground e Joy Division i nostri eroi si fanno decisamente prendere la mano da un rumorismo molto psichedelico. In buona sostanza noise, noise ovviamente low-fi con tutti gli eco, gli effetti distorsione che si convengono e una voce che sembra provenire da una cantina o da un garage. Con pezzi come <b><i>Tea</i></b> dichiarano definitivamente la totale mancanza di compromessi con il concetto di melodia o forma canzone con 2:10 di ulteriore bassissimo feedback condito dal suono acuto di un acchiappasogni in loop. Consigliatissimi dal vivo immagino, i The Hecks reiterano i fasti di un genere di nicchia, di grande impatto emotivo per pochi ma non per tutti. Occhio ai nervi!</div>
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<b>Syd Arthur: Apricity</b></div>
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<b>Syd</b>, chi era costui? Sicuramente lo sanno<b> </b>i fratelli Magill da Canterbury che oltre ad avere il <i>Diamante Pazzo</i> nel cuore hanno anche la psichedelia nel DNA come si evince dalla seconda parte del nome, sentito omaggio ai Love di <b>Arthur Lee</b>. Liam, Joel e Josh insieme a Raven Bush, nipote nientemeno che di <b>Kate Bush</b>, sono in giro dal 2006 e presentano qui il loro quarto album dopo una discreta gavetta nella quale hanno pure suonato, tra le altre cose, come supporto nel tour di Paul Weller, degli Yes e della band di Sean Lennon al festival Coachella. Buone premesse dunque per mettersi comodi e gustarsi i 42 minuti di Apricity che, lungi dall'essere una scopiazzatura dei geni di cui sopra, mostra un piglio fresco, moderno e antico al tempo stesso, che cattura. La curiosità cresce ascolto dopo ascolto mano a mano che si dipanano le canzoni caratterizzate da un piglio pop e da una chitarra a volte appena accennata e psichedelica altre più rock. Tanti nomi passano alla mente dello scrivente: dai <b>Turin Brakes</b> ai <b>Motorpsycho</b> più scialli, dai <b>Doves</b> ai <b>Muse</b> degli esordi e meno rutilanti. Cominciate da due pezzi come <i><b>Into Eternity</b> e <b>Sun Rays.</b></i><br />
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<i><b> </b></i> </div>
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<b>The Frightnrs: Nothing More To Say</b><br />
<b></b><br />
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Caro vecchio reggae. Musica sciallatissima in levare, dub nella sua essenza più pura e un pugno di canzoni di fronte alle quali è assolutamente impossibile rimanere fermi e impassibili. Rimanendo fedeli ai canoni classici della musica giamaicana <b>Rocksteady</b> per eccellenza questo piccolo grande <b>disco </b>dei newyorkesi Frightnrs si insinuerà nelle vostre orecchie con la potenza e la delicatezza di una brezza primaverile, sollucherandovi i sensi e lasciandovi satolli, soddisfatti e sorridenti. Un sound creato apposta per non tramontare mai. Come il sole che brucia. </div>
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<b>The Radio Dept.: Running Out Of Love </b><br />
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La Svezia è un po' il Giappone d'Europa; anche in terra scandinava infatti si produce musica che lungi dall'essere innovativa si riduce molto spesso a una buffa caricatura dell'originale. Non mi sembra il caso qui e adesso di portare esempi negativi, mi limiterò ad osservare come in alcuni casi sia in Giappone che in Svezia le suddette scopiazzature portino a risultati degni di nota. E' il caso di questo gruppo che scopro essere in ballo dal lontanissimo 1995 ma che ha all'attivo "solo" quattro dischi e una raccolta, tutti peraltro pubblicati nel ventunesimo secolo. La loro proposta varia dal pop all'elettronica in un mix che piglia al volo e riesce a non sprofondare nel pacchiano o cazzaro easy listening radiofonico. I riferimenti sono tanti e di tutto rispetto, il denominatore comune sembra essere una certa attitudine anni '80. Dai <b>Guster</b> ai <b>Mercy Playground</b> passando per i <b>Faithless </b>e udite udite i cari vecchi <b>Arab Strap</b>. Insomma diavolo e acquasanta, serio e faceto, mainstream e alternative. Cominciate pure da <b>Swedish Guns.</b></div>
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Musicanidihttp://www.blogger.com/profile/01822424906264344944noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-77394899511684108182016-11-07T15:31:00.000+01:002016-11-10T04:59:54.201+01:00Sex Pistols, l'AntiDio!<b><i>di Johnny Clash</i></b><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAse_Yaml4cXX5GI0_trRDdzwtNabN1pAikgucfqaeGhZYK6Ejss5bgSKDuYfunxGUzCnbO6WCiAxOssCAdH0pOVeGjGmbw2fWRjUyKb9lmalqKwN9ciKora382kwBt1Q2B2_CaLdTiw6S/s1600/Anarchy.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAse_Yaml4cXX5GI0_trRDdzwtNabN1pAikgucfqaeGhZYK6Ejss5bgSKDuYfunxGUzCnbO6WCiAxOssCAdH0pOVeGjGmbw2fWRjUyKb9lmalqKwN9ciKora382kwBt1Q2B2_CaLdTiw6S/s320/Anarchy.jpg" width="320" /></a></div>
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Un caso? No, non è un caso che questo mese, nell'anno del Signore 2016, il nostro Dio siano i <b>Sex Pistols</b>. Era infatti un qualsiasi 26 Novembre di 40 anni fa quello che vide comparire sugli scaffali di tutti i negozi di dischi del Regno Unito il loro esordio, e cioè un 45 giri intitolato <b><i>Anarchy in the UK</i></b>.</div>
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Niente di così esplosivo in verità, il pezzo vendette circa 55 mila copie e raggiunse "solo" la posizione n.38 nelle classifiche di vendita inglesi, ma <i>Anarchy</i> si rivelò col senno di poi un biglietto da visita così efficace da potersi quasi paragonare ad <b>una premonizione</b>. Praticamente come se qualcuno prima di darti una sberla ti si parasse di fronte e ti dicesse guardandoti dritto negli occhi: <i>"Preparati, perchè sto per tirarti un ceffone."</i></div>
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<b>Non lo inventarono loro il punk</b>. Il termine arrivava dagli <b>Stati Uniti</b>, da quelle serie TV degli anni 60 che spesso si concludevano con uno <i>sbirro</i> alla Marlowe che ammanettando il furfante di turno lo liquidava con un <b><i>"You, dirty punk!"</i></b>. Prima del 1976 la critica musicale americana aveva usato quel termine per riferirsi alle proposte musicali più disparate: il garage rock anni 60 di gruppi come <b>The Sonics</b> o <b>The Seeds</b>, la psichedelia più rozza e cupa di altri gruppi della stessa decade, fino a definire in tal modo la <b>Patti Smith</b> di <i>Horses</i> o il <b>Bruce Springsteen</b> di <i>Born to run</i>. A fronte di quanto avverrà solo l'anno successivo all'uscita di questi due album, si può però pacificamente sostenere che a gettare le sementi del punk, come oggi lo conosciamo, furono senz'altro gli <b>Stooges</b> di <b>Iggy Pop</b>, il cui piglio anticipò ed influenzò quella scena newyorkese sviluppatasi attorno al minuscolo locale <b>CBGB</b> di Manahattan, che avrebbe prodotto tra gli altri i <b>Ramones</b>, ad oggi considerati il primo gruppo punk propriamente detto.</div>
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Erano tempi in cui le tendenze evolvevano con grande rapidità. Come detto il 26 novembre 1976 <i>Anarchy in the UK</i> vedeva la sua pubblicazione. L'estate di quello stesso anno proprio i Ramones si erano esibiti a <b>Londra</b> folgorando un pubblico che contava tra le sue fila anche <i>ragazzacci</i> che di lì a poco tutti avrebbero conosciuto come Sex Pistols e <b>The Clash</b>. Solo cinque mesi più tardi ai primi sarebbe bastato infatti un solo minuto di spazio su un'emittente regionale, la <i>Thames Television</i>, per cambiare per sempre la storia del rock e del costume in generale. Tra un "merda" sparato a mezzabocca da Johnny Rotten e vari sboccati insulti lanciati all'indirizzo del conduttore <b>Bill Grundy</b> da parte di Steve Jones, nessuno in Inghilterra avrebbe più frainteso che si intendesse quando qualcuno utilizzava il termine punk. Della rissa verbale parlarono scioccati i più grandi rotocalchi nazionali, Grundy vide chiudere in men che non si dica la sua trasmissione e qualsiasi ulteriore sbocco per la sua carriera artistica.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjK_6qv836UsrdcGdjyti9atAxWqws5bC0pMsIrm8fXdJFra3XhjSbbeRROvV9kC8h6z56_jmJk3syES9zbnJ2x6kOeu75ZQ07A3aqVPatP8QlZDjBFBetbAUlcFWud-7d5xH5VInITUEIB/s1600/sex-pistols-3.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjK_6qv836UsrdcGdjyti9atAxWqws5bC0pMsIrm8fXdJFra3XhjSbbeRROvV9kC8h6z56_jmJk3syES9zbnJ2x6kOeu75ZQ07A3aqVPatP8QlZDjBFBetbAUlcFWud-7d5xH5VInITUEIB/s400/sex-pistols-3.jpg" width="400" /></a></div>
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<b>John "Johnny Rotten" Lyndon, Steve Jones, Paul Cook, Glen Matlock</b> e poi Johnny Simon Ritchie, al secolo <b>Sid Vicious</b>. Dietro di loro la feroce inquietudine creativa dell'ex manager dei <b>New York Dolls</b>, nonchè proprietario del mitico negozio di abiti <i>SEX</i> al 430 di King's Road, <b>Malcom McLaren</b>. Tra provocazioni, risse, denti cariati, vomitate, borchie, sputi, creste, sguaiate sferragliate chitarristiche, raglianti ululati e chi più ne ha più ne metta, basteranno loro solo tre anni ed un unico album all'attivo (<b><i>Never Mind the Bollocks, Here's the Sex Pistols</i></b> del 1977) per stravolgere per sempre la cultura rock e lasciarla letteralmente sottosopra. <b>S'è scritto sopra: non lo inventarono loro il punk. Viene in fondo da chiedersi se sia vero, perchè nella sostanza ne inventarono la quintessenza</b>. Di più: nessuno fu mai così punk prima di loro, nessuno riuscì più ad esserlo così profondamente dopo. Se intendiamo per punk questa <i>strana roba</i> che erano i Sex Pistols, allora forse ci potremmo ritrovare sbigottiti nel fulcro di una conclusione estrema (che caso eh?): il vero punk sono sempre stati solo loro.<br />
<i><b>God save the Queen e Amen.</b></i></div>
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<div style="text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="410" src="https://www.youtube.com/embed/q31WY0Aobro" width="600"></iframe>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/08314301742312594107noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-10022366085970503632016-11-03T11:54:00.000+01:002016-11-07T15:33:03.074+01:00Il segreto di Luca - Ignazio Silone (1956)<b><i>di Fragoladibosco </i></b><br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCfXmA7PcQBjFdehYpsKd-n8V_BkUjWfQiJzn4x-PIt1nTIndUxi59WgliJauwUnypDbCX9Nek8QsE7YVnZn557fKFnzWB4g5_BM56ZnVQQYqdCvSCtrgOIK2xkmX2hcwyfkeO2kAvfilH/s1600/Ignazio+Silone+-+Il+segreto+di+luca.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCfXmA7PcQBjFdehYpsKd-n8V_BkUjWfQiJzn4x-PIt1nTIndUxi59WgliJauwUnypDbCX9Nek8QsE7YVnZn557fKFnzWB4g5_BM56ZnVQQYqdCvSCtrgOIK2xkmX2hcwyfkeO2kAvfilH/s320/Ignazio+Silone+-+Il+segreto+di+luca.jpg" width="206" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Della serie "I grandi classici della letteratura italiana".
Di <b>Secondo Tranquilli</b> (a.k.a. <b>Ignazio Silone</b>) non avevo mai letto nulla. Non conoscevo la sua tragica storia familiare (genitori e 5 fratelli morti nel terremoto della Marsica nel 1915) né quella politica (prima rivoluzionario comunista, anti-fascista, poi socialista anti-marxista).
La storia di Luca Sabatini mi ha riportato all'Italia contadina e ignorante di <b>Carlo Levi</b>, a quelle storie semplici ma profondissime di impegno sociale e morale. É un racconto di mala-giustizia, 40 anni scontati in carcere per un omicidio mai commesso solo per salvare l'onore di un Amore impossibile.
La verità viene piano piano a galla grazie al partigiano Andrea Cipriani, il "nuovo" politico che avanza, che con passione e tenacia scoperchia la classica omertà italiana, i silenzi vergognosi del clero mettendo con le spalle al muro un intero paese che sapeva ma non voleva dire. </div>
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<b>Un giallo che cerca, senza successo, di riaffermare il valore della giustizia, soffocata dai codici e dagli azzecca-garbugli di manzoniana memoria</b>. Non esiste norma penale che possa giudicare i sentimenti umani, non esiste giustizia divina che possa garantire la certezza di pena. Ne <i><b>Il segreto di Luca</b></i>, pubblicato nel <b>1956</b>, tutti sono colpevoli: il popolo vile e ipocrita chiuso nei suoi pregiudizi verso l'ex-ergastolano, il parroco Don Serafino amico di Luca reo di aver insabbiato lo scandalo di un rapporto extra coniugale, il giudice del processo assiso sulla sua fredda giurisprudenza. Solo Cipriani regala quello slancio di ottimismo e quella voglia di fare per assicurare al "nostro" mondo un futuro più dignitoso ed equo. </div>
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É l'amore che pare trionfare, quel sentimento unico che fa volare e sognare, che é capace di scrivere la Storia come e quanto un grande eroe o statista.
É l'unicità dell'essere umano e dei suoi sentimenti a vincere contro tutto e tutti. Se poi a sottolinearlo con una prosa semplice ma precisa ci pensa un ex-comunista disilluso, il valore di questo romanzo raggiunge livelli ancora piú inestimabili.
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Capolavoro, da leggere.</div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="400" src="https://www.youtube.com/embed/yb-TeK_BEdM" width="600"></iframe>
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<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Colpevole,
di averti incontrata </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>non so neanche io perché </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>colpevole,
di un palpito </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>che mi ha toccato nel profondo. </i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>Colpevole
di averci provato </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>con quello sguardo in più </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>piacevole
il sintomo </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>di abbandonarsi insieme a te. </i></div>
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<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Ma perché questa vita
non è mai come la vorresti tu </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>perché invece adesso
non è più lo stesso senza te
senza di te... </i></div>
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<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Colpevole
di averci pensato </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>e aver tenuto tutto dentro </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>colpevole o debole </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>per non averti ancora qui!</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>...
Ma perché questa vita
non è mai come la vorresti tu </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>perché invece adesso
non è più lo stesso senza te,
senza di te </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Colpevole
di averti incontrato </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>non so neanche io perché </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>colpevole
di averti qui </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>di averti detto ancora sì </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Colpevole di averti qui </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>di averti detto ancora sì...
</i></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/08314301742312594107noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-64471507525269096802016-10-28T10:05:00.000+02:002016-11-03T11:57:06.182+01:00Bruce Springsteen - Born To Run, l'autobiografia<div style="text-align: justify;">
<b><i>di Johnny Clash</i></b></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOLti0OW_m0puR_kMpPEbSqMXD32H_kn-8EGJt9jQn-P4DQmTtVPlTSGU8Y8vTbzC-PYu7bUcSd5Ye9e2y7_6JGBi5aWHsrrK1zbEugz0YkUNAWJixRhVxC5zsy3ZjLnWz2MkLA5x-d5U/s1600/born+to+run.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOLti0OW_m0puR_kMpPEbSqMXD32H_kn-8EGJt9jQn-P4DQmTtVPlTSGU8Y8vTbzC-PYu7bUcSd5Ye9e2y7_6JGBi5aWHsrrK1zbEugz0YkUNAWJixRhVxC5zsy3ZjLnWz2MkLA5x-d5U/s320/born+to+run.jpg" width="213" /></a></div>
<i>"...un giorno uno dei miei compagni era venuto a dirmi che per continuare a fare il suo lavoro gli servivano più soldi. Gli avevo risposto che, se avesse trovato al mondo un musicista nella sua posizione più pagato di lui, sarei stato lieto di concedergli un aumento. Avevo aggiunto però che poteva risparmiarsi la fatica: bastava che andasse in bagno chiudesse la porta e si guardasse allo specchio. "E' così che funziona nel mondo reale", gli avevo spiegato, al che lui mi aveva guardato dritto negli occhi e aveva replicato senza traccia di ironia: "E noi cosa c'entriamo con il mondo reale?""</i><br />
<br />
Quella di <b>Bruce Springsteen & The E Street Band</b> è generalmente considerata una delle epopee rock più grandiose ed affascinanti di sempre. Merito sicuramente di quelle pietre miliari del cantautorato americano che l'artista del New Jersey ha sfornato in 43 anni d'onorata carriera, ma senz'altro anche dell'alone leggendario, romantico e romanzesco che da sempre circonda la sua figura e quella dei suoi compagni d'avventura. Conosciutisi praticamente ancora <i>teenagers</i> e cresciuti assieme fra i locali che proponevano musica dal vivo lungo le località balneari della Jersey Shore, hanno finito col divenire l'incarnazione stessa di quei valori popolari, ed epici al contempo, messi in scena da Bruce nelle sue canzoni e nei suoi show, primo fra tutti il senso d'appartenenza ad una comunità e tutto ciò che ne consegue: amicizia, cameratismo, lealtà, coerenza, rispetto reciproco. <b>Born to run</b>, recante lo stesso titolo di un'altra celeberrima biografia del Boss, quella di Dave Marsh pubblicata nel 1979, ci offre per la prima volta <b>la storia raccontata dalla soggettiva del protagonista, bravo nel non nascondersi dietro ad un mito alla "<i>volemose tutti bene</i>"</b> per mostrarcene invece (per quanto concesso dal rispetto della privacy altrui) anche gli scontri, le contraddizioni, le debolezze, così da farci apprezzare ancor di più la travolgente forza alla base di un sodalizio così longevo. A fondo pagina Springsteen ringrazia le persone che l'hanno aiutato a prepararla nella miglior forma possibile, ma la lettura confermerebbe l'assenza di qualsivoglia coautore o ghost writer: il tono è colloquiale, sciolto ed a tratti piacevolmente disordinato e sbadato. <b>Sì, come ci mettemmo la mano sul fuoco anche per l'altrettanto ammirevole autobiografia del suo <i>alter ego</i> Neil Young, questa cosa l'ha davvero scritta lui</b>.</div>
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<br />
<a name='more'></a><br /></div>
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Il racconto prende ovviamente le mosse dal paese natale e dalla <b>famiglia</b>: con passione Bruce ricorda la sua infanzia nella cittadina di <b>Freehold</b> vicino alla quale abita tutt'ora, un sobborgo operaio nell'entroterra del New Jersey in gran parte popolato da immigrati italiani ed irlandesi. <b>Con coinvolgente trasporto ci catapulta così nella puritana provincia americana dei primissimi anni 50</b> e nella quotidianità di una famiglia non proprio benestante, ma che con con dignità e coraggio cercava di barcamenarsi alla meglio in quella realtà non così facile. Un'infanzia comunque sostanzialmente felice, anche se segnata da rapporti familiari anomali ed estremi: due nonni follemente iperprotettivi a causa della perdita di una figlia piccola in un incidente stradale, <b>il padre Doug</b> alcolizzato, depresso ed apatico, la cui figura monolitica segnerà indelebilmente tutto il proseguo dell'opera, le amate sorelle, e <b>la madre d'origini italiane Adele Zirilli</b>, vera colonna portante della famiglia grazie alla sua vitalità, al suo ottimismo ed alla sua grandissima forza interiore. Momento culmine di questa parte del libro è l'apparizione di <b>Elvis</b> nel 1957 all' Ed Sullivan Show, sulla quale Springsteen scrive alcune pagine bellissime nel tentativo di rendere completamente tangibile la potenza detonante che questa suscitò in lui ed in generale sull'America di quegli anni.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9_hAX9Pf3Dc51r_1oOx3aaBRn0Gl62Wvebqt1V0B-um5egEiEQV1lawPr5hc4RTasMQ4LC7eYhrq91d4rI3ImiPov0WK7NQd_KTbqKKdeOVI49GNXWcalDdLMOti8seyMi9OXuiiKIU8/s1600/still+mill.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9_hAX9Pf3Dc51r_1oOx3aaBRn0Gl62Wvebqt1V0B-um5egEiEQV1lawPr5hc4RTasMQ4LC7eYhrq91d4rI3ImiPov0WK7NQd_KTbqKKdeOVI49GNXWcalDdLMOti8seyMi9OXuiiKIU8/s320/still+mill.jpg" width="204" /></a></div>
La parte più divertente ed avvincente è però quella che segue, nella quale il Boss comincia a trattare della sua adolescenza fino alla registrazione dell'album d'esordio: i primi gruppi musicali, l'impatto della <b>British Invasion</b>, di <b>Bob Dylan</b>, le serate passate a suonare nei locali del New Jersey tra una rissa e l'altra, le ragazze, le notti passate in spiaggia...La sua famiglia parte per la California, ma Bruce decide di non seguirli, forte del fatto di riuscire già a sostentarsi suonando dal vivo in alcuni pub. E' così che la sua casa natale diventa per un breve periodo una sorta di piccola comunità <b>hippie</b>,<b> </b>benchè il nostro continui a sostenere di non aver fatto mai uso di droghe a causa di un equilibrio psichico già abbastanza fragile e dello shock generatogli da un infanzia alla mercè di un padre amato, ma distrutto dall'alcool. <b>La storia si infarcisce in queste pagine di una miriade di personaggi spassosi a coloriti:</b> costruttori di tavole da surf, surfisti, ubriaconi, spogliarelliste, perdigiorno, istrionici proprietari di honky tonk bars, produttori musicali improvvisati e tanti musicisti, fra i quali fanno capolino quei ragazzi che un giorno tutto il mondo avrebbe conosciuto come E Street Band. Con gli <b>Steel Mill</b>, una compagine musicale dedita al blues-rock psichedelico, arrivano le prime soddisfazioni. Pur non avendo mai registrato un album in studio il gruppo richiama nelle sue roccaforti un pubblico di 2mila, 3mila persone ogni sera. E' questa una parte della vita di Bruce poco conosciuta ai più, ma già ampiamente riportata in altre biografie, che però il racconto in prima persona rende davvero appassionante.</div>
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Si arriva in questo modo a parlare di <b>Born to run</b> quando ormai una buona metà delle circa 500 pagine del libro sono già state voltate. Gli aneddotti quasi picareschi lasciano qui più spazio al <i>racconto</i> degli album (per quanto la storia di come Bruce e <b>Little Steven</b> siano stati cacciati un giorno da Disneyland sia davvero divertente), dei quali il Boss racconta con grandi sintesi e sobrietà concepimento e realizzazione, spendendo ovviamente qualche parola anche sui relativi concerti a seguire. E' questa la parte dell'opera dove si fa sempre più dettagliato anche il racconto delle <b>violentissime crisi depressive</b> con le quali il nostro ha ormai a che fare da decenni, con annessa ammissione di non riuscire più a condurre una vita normale senza l'ausilio di farmaci. Per chi abbia già letto altre biografie del Boss è senz'altro questa la novità più eclatante del libro, perchè mai era emerso prima d'ora che il problema rivestisse una sì profonda gravità nella vita del cantautore statunitense. C'è spazio anche per il toccante ricordo dei compagni persi per strada (<b>Danny Federici</b> e <b>Clarence "Big Man" Clemmons</b>, rispettivamente organista e sassofonista della band), ma fuori da quest'ombra buia destinata e segnarne ed accompagnarne tutta l'esistenza restano solo le emozioni dispensate dai tour e soprattutto le semplici avventure quotidiane di un ricco padre di famiglia americano: l'amore per la moglie, i figli (che ringrazia ripetutamente per la pazienza ed ai quali il libro viene dedicato), un maneggio di cavalli, le corse in moto in lungo e in largo con i fratelli Delia, proprietari di una motorimessa e compagni di Bruce nelle sue scorribande su due ruote.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzuTi0ZBHZ-DTIhvJSc84G-X-RB7qFEVuCkKztyALi4oaGXS2XxkzIOObUnVxzQaMHJqDS3SqobfmtHRMScyACVUDEJY4eU5ffHkBEi5WELprpgR246bZp4Iw_hvVcB2-rzSRNOlX0HzY/s1600/springsteen+richards.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzuTi0ZBHZ-DTIhvJSc84G-X-RB7qFEVuCkKztyALi4oaGXS2XxkzIOObUnVxzQaMHJqDS3SqobfmtHRMScyACVUDEJY4eU5ffHkBEi5WELprpgR246bZp4Iw_hvVcB2-rzSRNOlX0HzY/s320/springsteen+richards.jpg" width="320" /></a></div>
A concludere: <b>quante buone ragioni ci sono per comprare quest'autobiografia?</b> Diverse, ma soprattutto due. La prima: questa è davvero la<i> </i>storia rivista attraverso le parole di Bruce Springsteen, uno che con le <i>parole</i> ci ha sempre saputo fare e che oggi ha alle sue spalle una <i>storia </i>davvero grande. La seconda: perchè Springsteen è Springsteen. Uno dei capitoli più belli è quello in cui i <b>Rolling Stones </b>lo invitano a suonare <i>Tumblin Dice</i> durante una data del loro tour del 2012. Il Boss, che allora era già tornato a riempire stadi da 80.000 posti, senza contegno ci racconta tutto il suo entusiasmo quasi infantile per l'imminente appuntamento: del cuore che gli batteva all'impazzata dopo la telefonata di <b>Mick Jagger</b>, delle gambe che gli tremavano quando il giorno prima dello show raggiunse lui, <b>Keith Richards</b> e gli altri in una spartana sala prove per preparare il pezzo, di come si sia emozionato appunto come un bambino suonando con i suoi <i>vecchi idoli</i> in quella stanza per tutto il pomeriggio, di come abbia immediatamente telefonato al fido compagno di mille avventure (e membro della E Street) <b>Little Steven Van Zandt</b> per la voglia irrefrenabile di raccontarlo subito a qualcuno, e dell'emozione della sera dopo di fronte a migliaia di persone. Arrivi in fondo ad aneddoti come questo e pensi: <b>eccoli i pezzi da novanta!</b> Ci sono i milioni di dollari, le TV, i dischi belli ed i dischi brutti, ma questa è soprattutto gente che ha vissuto, vive e vivrà per sempre la <i>musica</i>, perchè ancora capace di emozionarsi con essa. Che poi forse è la vera chiave del perchè, in mezzo a tutto l'amabaradan che li circonda, riescono ancora ad emozionare così tanto anche noi.<br />
<br />
<i>(L'uscita del libro è stata accompagnata dall'uscita della raccolta (l'ennesima, uff!) <b>Chapter and Verse</b>, composta da chicche (anche rarissime registrazioni di pezzi incisi con Castiles e Steel Mill, i suoi primi gruppi), inediti, ed altri brani invece conosciutissimi dell'artista in questione. Vorrebbe essere la colonna sonora ideale della lettura. In verità è un mero prodotto per appassionati e collezionisti. Del Bruce di oggi vi consigliamo invece i bootleg ufficiali dell'ultimo tour, durante il quale lui e la band si sono di nuovo resi protagonisti di serate memorabili, fra le migliori di tuta la loro carriera. Le registrazioni sono scaricabili per pochi euro dal sito: <a href="http://live.brucespringsteen.net/">http://live.brucespringsteen.net/</a>)</i></div>
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<br /></div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="400" src="https://www.youtube.com/embed/WKtqxWquhtU" width="600"></iframe>
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<i><span style="font-size: large;">Tracklist:</span></i></div>
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1. Baby I — The Castiles (registrata il 2 maggio 1966 al Mr. Music, Bricktown, NJ; scritta da Bruce Springsteen e George Theiss; inedita) </div>
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2. You Can’t Judge a Book by the Cover — The Castiles (registrata il 16 settembre 1967 al The Left Foot, Freehold, NJ; scritta da Willie Dixon; inedita) </div>
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3. He’s Guilty (The Judge Song) — Steel Mill (registrata il 22 febbraio 1970 al Pacific Recording Studio, San Mateo, CA; inedita) </div>
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4. Ballad of Jesse James — The Bruce Springsteen Band (registrata il 14 marzo 1972 al Challenger Eastern Surfboards, Highland, NJ; inedita) </div>
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5. Henry Boy (registrata a giugno 1972 al Mediasound Studios, New York, NY; inedita) </div>
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6. Growin’ Up (registrata il 3 maggio 1972 al Columbia Records Recordings Studios, New York, NY; già presente in ‘Tracks’) </div>
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7. 4th of July, Asbury Park (Sandy) (1973, ‘The Wild, The Innocent & the E Street Shuffle’) </div>
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8. Born to Run (1975, ‘Born to Run’) </div>
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9. Badlands (1977, ‘Darkness on the Edge of Town’) </div>
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10. The River (1980, ‘The River’) </div>
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11. My Father’s House (1982, ‘Nebraska’) </div>
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12. Born in the U.S.A. (1984, ‘Born in the U.S.A.’) </div>
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13. Brilliant Disguise (1987, ‘Tunnel of Love’) </div>
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14. Living Proof (1992, ‘Lucky Town’) </div>
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15. The Ghost of Tom Joad (1995, ‘The Ghost of Tom Joad’) </div>
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16. The Rising (2002, ‘The Rising’) </div>
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17. Long Time Comin’ (2005, ‘Devils & Dust’) </div>
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18. Wrecking Ball (2012, ‘Wrecking Ball’)
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/08314301742312594107noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-32574617023665883502016-10-26T09:12:00.001+02:002016-11-04T16:58:18.161+01:00Intervallo<div style="text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="480" src="https://www.youtube.com/embed/SR2gR6SZC2M" width="600"></iframe><br /></div>
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<b>Sister Rosetta Tharpe - Didn't it rain</b> </div>
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(versione dal DVD "The American Folk Blues Festival: The British Tours")</div>
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<br /></div>
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Il pezzo, un tradizionale spiritual nato nelle piantagioni di cotone degli States ai tempi dello schivismo, venne riportato per la prima volta su spartito nel 1919 da <b>Henry Thacker "Harry" Burleigh</b>.</div>
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Qui sopra in una splendida versione della madrina del rocknroll Sister Rosetta Tharpe, figura di immane influenza per i successivi <b>Chuck Berry</b>, <b>Jerry Lee Lewis</b>, <b>Johnny Cash</b>.</div>
Musicanidihttp://www.blogger.com/profile/01822424906264344944noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-59499564858821267922016-10-13T14:43:00.000+02:002016-11-04T16:58:45.869+01:00Grande Bob!<div style="text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="480" src="https://www.youtube.com/embed/mYajHZ4QUVM" width="600"></iframe></div>
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<span style="font-size: large;"><b>13 OTTOBRE 2016. BOB DYLAN E' PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA</b></span></div>
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<span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><b>QUI TUTTI INOSTRI POST DEDICATI ALL'ARTISTA DI DULUTH: </b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: center;">
<a href="http://musicanidi.blogspot.it/search/label/Bob%20Dylan"><b>http://musicanidi.blogspot.it/search/label/Bob%20Dylan</b></a></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/08314301742312594107noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-86681349121805461862016-10-10T09:17:00.001+02:002016-10-13T14:48:04.172+02:00Nick Cave - Skeleton Tree (Aperta parentesi...<b><i>di Maurisio Seimani</i></b><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgg6Ya4jieg2emoICjuFRHZtPL21qBjP-g4A3QmRIDHt3t_qE4LScIW7MS9n6vNRCjS8NWrPiTHRiu0NLtbLP4uY694S5pM4KqGl5Z98-iRE1WO3N5TlvrGNq-pd6I0RMqr2eMJ8z4rOZj2/s1600/Nick_Kamen_-_Nick_Kamen.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgg6Ya4jieg2emoICjuFRHZtPL21qBjP-g4A3QmRIDHt3t_qE4LScIW7MS9n6vNRCjS8NWrPiTHRiu0NLtbLP4uY694S5pM4KqGl5Z98-iRE1WO3N5TlvrGNq-pd6I0RMqr2eMJ8z4rOZj2/s200/Nick_Kamen_-_Nick_Kamen.jpg" width="200" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Ricordo ancora quando nel 1992, avevo 17 anni, mi recai in un piccolo negozio di dischi del mio paesello natale per chiedere se avessero una copia di <i>Henry’s Dream</i> di <b>Nick Cave</b>. Il negoziante fece una faccia un po’ dubbiosa, poi si avviò verso gli scaffali ed infine mi si ripresentò con in mano un disco di <b>Nick Kamen</b>. A quel punto lasciai perdere e questo fece sì che il mio primo incontro con il cantautore australiano si rimandasse d'altri due anni, perché persa quell’occasione mi dimenticai di lui per riscoprirlo solo con il successivo <i>Let love in</i>. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
In verità l’annedoto di cui sopra altro non è che una nota di colore, che però c'entra poco con quello che sarà il nocciolo di questo post. Il punto fondamentale è infatti la ragione<i> </i>che mi portò a recarmi in quel negozio per richiedere il disco di Nick ("emh…Cave"). Fu una recensione di quell’album che lessi su una rivista, la quale prendeva le mosse dai primi versi della sua prima traccia: <i>“la luna sembrava esausta come qualcosa di cui si ha compassione, sfinita e coperta di macchie senili, sopra i fili elettrici carichi della tensione della città”</i>. "BUM!", mi dissi "Cazzo! Chi è 'sto tizio?" </div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<a name='more'></a><br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNzsP0LB8qmRJMjuaCeGXUN5euJZMJyzlcB2R6SX5a5ybfrX7nSpGryEm6gLReZcpUCriqJAM-uytdfBaPwGOJyZcCD8lv94cPbxXbiANcnCBdGmUOiquem7spbEtBw_TPfQVsan58lAO4/s1600/Jim-Morrison-The-Doors-testi-con-traduzione-a.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNzsP0LB8qmRJMjuaCeGXUN5euJZMJyzlcB2R6SX5a5ybfrX7nSpGryEm6gLReZcpUCriqJAM-uytdfBaPwGOJyZcCD8lv94cPbxXbiANcnCBdGmUOiquem7spbEtBw_TPfQVsan58lAO4/s320/Jim-Morrison-The-Doors-testi-con-traduzione-a.jpg" width="240" /></a></div>
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Il 1992 si diceva. All’epoca sugli scaffali dei negozi di libri si potevano trovare anche alcune pubblicazioni che si preoccupavano di raccogliere e di tradurre tutti i testi dei maggiori cantautori internazionali. Prima di raggiungere la maggiore età di quei libri io ne possedevo già quattro: <b>Springsteen</b>, <b>Tom Waits</b>, <b>Dylan</b>, <b>The Doors</b>. Verrebbe da dire: beh, oggi una collana simile non avrebbe alcun senso, oggi si può trovare tutto su internet, se non fosse che generalmente su internet si trovano in realtà solo traduzioni fatte da cani senza appello, che dunque giustamente non legge quasi più nessuno. </div>
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Il nocciolo dunque. Ultimamente ho letto diverse recensioni dell’ultimo di Cave, <b><i>Skeleton Tree</i></b>, ho avuto anche l’occasione di sentire alcuni pareri di diverse persone che conosco. Alla fine ho realizzato come nel 80% dei casi sia chi si fosse espresso in senso negativo, sia chi si fosse dichiarato entusiasta dell'opera, si stesse in verità quasi sempre esprimendo solo sul lato strumentale della stessa. Mi sono dunque chiesto: "...ma anche <i>Henry's Dream</i>, <i>The Good Son</i>, <i>Let love in</i> saranno piaciuti a tutta questa gente solo perchè <i>erano belle le musiche????"</i>. Possibile? </div>
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La sorte che tocca oggi a Cave non riguarda in verità solo lui. Se si parla di artisti stranieri, il pubblico sembra ormai completamente disinteressato al contenuto di un album e la critica pure. La regola vale ormai anche per <b>Dylan</b>, <b>Cohen</b>, <b>Springsteen</b>, <b>Bill Fay</b>, <b>Neil Young</b>, ma anche per artisti relativamente più “recenti” come <b>Sufjan Steven,</b> <b>Elliot Smith</b>, <b>Eeels</b>, <b>Wilco</b>, fino agli attualissimi <b>Jesse Malin</b>, <b>John Grant, Bon Iver</b> o <b>Father John Misty</b>: è grottesco come, sia che si discuta fra amici o che si legga una recensione, i giudizi non contemplino in nessun moto il messaggio eventualmente espresso dai loro testi. Oh, sono catautori questi!</div>
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Sia chiaro: anche tempo fa non è che si conoscesse alla perfezione ogni singolo verso delle tracce di un album, anzi…ma anche non riferendosi prettamente a songwriters, fino agli anni 90 si dava ancora un certo peso al contenuto extra-musicale racchiuso in singoli quali <i>Looser</i>, <i>Lithium</i>, <i>Jeremy</i>, <i>Creep</i> giusto per citarne alcuni. Probabilmente anche il fatto che quasi ogni CD contenesse un libretto con i testi scritti in inglese al suo interno in tal senso aiutava. </div>
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Sono questi quei discorsi alla fine dei quali salta sempre su qualcuno a dirti: <b>“Beh? è solo il mondo della musica che cambia come sempre, che c’è di male?</b> Tutto sotto controllo in fondo”. </div>
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Ok, ma a fronte di quanto hanno significato per tante persone, e proprio per il messaggio di cui erano portatrici, canzoni come <i>Like a Rolling Stone</i>, <i>Born to run</i>, <i>Anarchy in the UK</i>, <i>Wish you were here</i>, <i>Sunday Bloody Sunday</i>, <i>Help!</i>, <i>Hey Hey My My</i>, <i>Boys don’t cry</i>, <i>Waiting for the man</i>, <i>My Generation</i>, <i>The End</i>, <i>Hey You</i>, <i>London Calling</i> ecc ecc ci si limita a constatare come il rock abbia perso un’altra pietra angolare del suo aspetto più leggendario. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUFPTa1-eo0XwurBMEhfcuQ4JOS4IT2LdScEw5IbVdswHEsVG-K7CwNDogZ57T6WgGH7-efU5bMuvO2JVYCxp3vKx8C3IVF5K5OSn_OByLMoZoDoqhowBdRruabBK9zKgwpWjIKHVGnzHq/s1600/skeletonkey-640x640.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUFPTa1-eo0XwurBMEhfcuQ4JOS4IT2LdScEw5IbVdswHEsVG-K7CwNDogZ57T6WgGH7-efU5bMuvO2JVYCxp3vKx8C3IVF5K5OSn_OByLMoZoDoqhowBdRruabBK9zKgwpWjIKHVGnzHq/s320/skeletonkey-640x640.jpg" width="320" /></a></div>
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E dunque, a chiudere, il mio brevissimo giudizio su <i>Skeleton Tree</i>: l’ ho trovato nel complesso toccante, <b>una di quelle opere tanto intime e delicate da riuscire ad assottigliare la distanza fra artista e pubblico fino al limite ultimo possibile</b>. E’ condivisione di malinconia, di tristezza e di dolore profondi (<i>"una fessura viscida che striscia a ritroso per il tappeto e si scontra con qualsiasi cosa"</i>), che dalle parole di Cave si trasmettono nelle note suonate da ogni singolo musicista fino ad uscire tremendamente cristalline dalle casse dello stereo. Le parole appunto: probabilmente le liriche più intense che Cave abbia scritto dai tempi di <i>The Good Son:</i> lo <i>spleen</i> ha qui quei toni profetici sempre cari al cantautore australiano, ma sembra srotolarsi come il sommesso sfogo di una persona che si stia confidando con il suo migliore amico all'angolo di un pub fumoso e deserto.(<i>"Sediamoci vicini, nel buio...finché arriva il momento...con la mia voce...ti sto chiamando"</i> è l'invito avanzato da <i>Jesus Alone</i>, prima traccia dell'opera). </div>
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Ora: ognuno è libero di non essere per nulla interessato ad un'esperienza simile (ad essere onesto io stesso non so quante altre volte mi ricalerò nello spleen sconfortante di <i>Skeleton Tree</i>), come ognuno è invece libero d’affermare che certe note l’hanno toccato dentro nel profondo. Ma se il giudizio segue un ascolto di sottofondo, mentre nel frattempo vi leggevate un libro, facevate le pulizie domestiche o stavate bighellonando sui social networks, almeno stiate zitti. Non si deve per forza esprimere un’opinione su qualsiasi cosa.<br />
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Men che meno in questo caso.<br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="400" src="https://www.youtube.com/embed/fjCg5BRhlxw?list=PLcXviRsCvzrA1dYcDZnpByVVxSpES6sFh" width="600"></iframe>
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<b><i><span style="font-size: large;">Per tutti i testi tradotti dal sito www.nickcave.it cliccare <a href="http://www.nickcave.it/discografia.php" target="_blank">QUI!</a></span></i></b></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/08314301742312594107noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-87869219538721459272016-10-07T09:11:00.000+02:002016-10-10T09:24:29.942+02:00Pearl Jam Evolution, "Old school still kicks ass"!<div style="text-align: justify;">
<b><i>a cura di The Wildcatter e Maurisio Seimani</i></b></div>
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<i>Scritta dai curatori dell'apprezzata web-fanzine <a href="http://www.pearljamonline.it/"><b>www.PearlJamOnLine.it</b></a>, ha visto recentemente la sua pubblicazione <b>Pearl Jam Evolution</b>, una corposa biografia dedicata alla celeberrima band di Seattle. </i></div>
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<i>Approfondiamo il discorso con <b>Luca Villa</b>, co-autore dell'opera.</i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3lVdclIP0MPOqC-M73HpcDQIVJ5gl8zY0dtg0NOVshryyFe1u0qR7yJSI210it1Gq-dYMo-DXdQbiBTxnwKUuBjCcL1pESYTNi-qoBg4gG5JlYEsd6uaF02_hSHoVYa3flKJYe1eKc0ia/s1600/PJ+Evolution+1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3lVdclIP0MPOqC-M73HpcDQIVJ5gl8zY0dtg0NOVshryyFe1u0qR7yJSI210it1Gq-dYMo-DXdQbiBTxnwKUuBjCcL1pESYTNi-qoBg4gG5JlYEsd6uaF02_hSHoVYa3flKJYe1eKc0ia/s400/PJ+Evolution+1.jpg" width="285" /></a></div>
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<b>Piacere di conoscerti, Luca. Ten compie quest'anno 25 anni e PearlJamOnLine 15. Com'è nata all’epoca l'idea di una fanzine dedicata ai Pearl Jam e quante persone sono coinvolte ad oggi nel progetto? Avete ricevuto una cartolina o una lettera cartacea da qualche posto sperduto del mondo oppure potete considerarvi completamente “nativi digitali”? </b></div>
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Ciao, piacere mio! Nel 2001 stavo frequentando l’università e per un corso congiunto di semiotica e informatica analizzai il mio video preferito della band, <i>Do The Evolution</i>, creando un mini sito per presentarlo al meglio. Da quel mini sito nacque pearljamonline.it che, come dici anche tu, proprio quest’anno compie 15 anni. Facendo un salto indietro fino al 1994, all’epoca ero iscritto alla prima fanzine italiana della band, Mookje, che chiuse i battenti nel 1996, quindi non siamo per niente nativi digitali, anzi. Proprio per questo Pearl Jam Evolution al momento esce solo in formato cartaceo. Old school stil kicks ass.
Pearl Jam OnLine attualmente è gestito da me insieme a mia moglie, la coautrice del libro. </div>
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<b>Il libro appunto. I suddetti anniversari trovano oggi la loro degna celebrazione in una nuova edizione di <i>Pearl Jam Evolution</i>, scritta da te e dalla tua compagna Daria Moretti, con la prefazione di Gianni Sibilla. Voi la definite la "biografia più dettagliata ed aggiornata mai edita sulla band di Seattle". Siamo sicuri? Ce lo assicurate? Perchè? E poi: è vero che Sibilla è riuscito a scrivere la prefazione senza citare Springsteen?</b></div>
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Recentemente ho fatto un ricerca sul web e mi sono stupito nello scoprire che Pearl Jam Evolution, con le sue 472 pagine, è il libro più lungo mai scritto sulla band. Oltre ad essere il più aggiornato (stampato a settembre 2016, copre la loro carriera fino ad agosto 2016) è anche il più dettagliato, ricco di aneddoti e curiosità che non troverete in nessun altro libro, puoi starne certo.
Gianni non è riuscito a scrivere la prefazione senza citare Springsteen e lo capiamo bene, ormai c’è un filo indissolubile che lega la band di Seattle al rocker del New Jersey. </div>
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<b>Per solleticare la nostra curiosità (e spingerci a fare del libro la nostra strenna natalizia), ci svelate almeno un aneddoto “nascosto al grande pubblico” che chi ha sempre seguito i Pearl Jam pur senza appartenere allo zoccolo duro dei fans più affezionati e “maniaci” può scoprire leggendo Pearl Jam Evolution? </b></div>
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Gli aneddoti sono davvero tanti. Uno che forse non tutti conoscono è anche un piccolo scoop… per poco abbiamo rischiato di non avere i Pearl Jam, visto che il primo incontro tra Ament e Gossard, ai tempi dei Green River, non andò proprio benissimo, anzi diciamo che i due futuri fondatori dei PJ si stavano cordialmente sulle palle! Testuali parole di Ament: "Tutti ai tempi mi chiamavano Jeff Diction, così una volta Stone mi si avvicinò e mi disse: 'Ooh Jeff Diction, che nome figo! Ho saputo che vieni dal Montana, per caso ti scopi le mucche?’”. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJJNBlDMRGWlAs_IcMDVmOX_b6SiaIBRcQOqSjEd3j5DszEeOkPkA5yXDDEuKUgboOuw4NznG1-Q2CzGOG5_EE29vsuNBg8-dYXBL2oB2wphRt09rNdBatKkqAZqpBDOfA3ogqj-3Emr5s/s1600/pearl-jam-cover_990-600x315.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="210" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJJNBlDMRGWlAs_IcMDVmOX_b6SiaIBRcQOqSjEd3j5DszEeOkPkA5yXDDEuKUgboOuw4NznG1-Q2CzGOG5_EE29vsuNBg8-dYXBL2oB2wphRt09rNdBatKkqAZqpBDOfA3ogqj-3Emr5s/s400/pearl-jam-cover_990-600x315.jpg" width="400" /></a></div>
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<b>Tirate le somme, cosa pensate dei Pearl Jam di oggi e quale piega credete che potrà prendere da qui in avanti il loro percorso? Cosa rispondete a chi sostiene che le ultime uscite discografiche in studio siano del tutto prescindibili? </b></div>
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Non penso e non credo che il futuro dei Pearl Jam si discosterà vistosamente da quanto tracciato dagli ultimi tre dischi. Sarei il primo a stupirmi se decidessero d’incidere un disco acustico, magari prodotto da <b>Neil Young</b> o <b>Jack White</b>, ma la vedo molto difficile. Le ultime uscite secondo me rappresentano ottime prove in studio, soprattutto <i>Lightning Bolt</i>. Certo, il materiale recente non è paragonabile a quello dei dischi simbolo della band, ma è il mondo ad essere cambiato, non i Pearl Jam. Spezzo una lancia a favore della loro ultima produzione: sai che <i>Lightning Bolt</i> è il mio disco preferito dai tempi di <i>Yield</i>? </div>
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<b>Senza fronzoli: quante probabilità ci sono di vedere i Pearl Jam in Italia l’anno prossimo? È il caso di iscriversi al Ten Club nel giro di pochi giorni nella speranza di avere una corsia preferenziale per i biglietti? Possiamo confidare in una qualsiasi vostra forma di aiuto per essere sicuri di accaparrarci un numero di biglietti sufficienti per tutta la nostra redazione di cani? Quante volte vi è stata fatta una domanda tipo l’ultima? </b></div>
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Da quanto ne sappiamo i Pearl Jam dovrebbero – il condizionale è sempre d’obbligo! – arrivare in Europa (e in Italia) nel corso del 2017. Non vogliamo illudere nessuno, le trattative sono ancora in corso e potrebbero cambiare da un momento all’altro. Non possiamo fare altro che incrociare l’incrociabile. Essere iscritti al 10C è sempre cosa buona e giusta. Biglietti sicuri con Pearl Jam OnLine? Ma se non li abbiamo neanche noi, ah ah! </div>
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<b>Lo zoccolo duro dei nostri lettori è costituito dalle nostre nonne e dalle nostre zie e questo ci impone sempre anche un po' di gossip. Vi è mai capitato di interagire con qualche membro della band? Di toccare un membro della band? Di baciare uno della band? </b></div>
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Sì, abbiamo toccato Eddie Vedder! Nel 2006 lo sfiorai la prima volta, a Londra… in realtà c’era un sacco di gente in attesa fuori dall’Astoria e lui stava entrando, così dall’alto del mio metro e 86 allungai la mano per toccarlo e praticamente gli diedi una scoppola! Ricordo ancora il suo sguardo tra lo stupito e il divertito. In un’altra occasione l’abbiamo abbracciato, e Daria l’ha pure baciato. Anch’io avrei voluto farlo ma lui ha preferito parlare di musica, eheh.
Nel corso degli anni li abbiamo incontrati in varie occasioni. Jeff, Stone e Mike sono stati tutti molto disponibili e gentili, persone davvero alla mano. </div>
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<b>Oltre i Pearl Jam. Quali sono i gruppi che vanno per la maggiore nella redazione di Pearl Jam On Line? Diteci 3 dischi del 2016 da ascoltare assolutamente! Quale artista o gruppo attualmente in attività bisognerebbe vedere in concerto almeno una volta nella vita? Non vale rispondere Bruce Springsteen! </b></div>
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Al momento stiamo ascoltando i nuovi dischi dei <b>Band Of Horses</b> e degli <b>Avett Brothers</b>, il bellissimo album inciso da <b>Iggy Pop</b> insieme a <b>Josh Homme</b> dei <b>Queens of the Stone Age</b>, quel capolavoro di <i>Lazarus</i> di <b>Bowie</b>. Poi i nuovi di <b>Bon Iver</b> e <b>Frank Ocean</b>. In questi giorni ho rispolverato un disco che ascoltavo tantissimo vent’anni fa, <i>Everything Sucks</i> dei <b>Descendents</b>.
L’artista da vedere dal vivo almeno una volta nella vita? <b>Tom Waits</b>… e <b>Bruce Springsteen</b>! </div>
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<b>Immaginate tra 5 o 10 anni di trovarvi nel backstage di un concerto di un tour acustico dei Pearl Jam nei teatri italiani. Si avvicinano Eddie Vedder e Mike McCready e vi chiedono di fare la scaletta del concerto. Quali sarebbero le prime 10 canzoni che vi verrebbero in mente? Per favore non dimenticate <i>Masters of War</i> e <i>Present Tense</i>! </b></div>
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Magari facessero davvero un tour in acustico! I primi dieci pezzi dovrebbero essere: <i>Strangest Tribe, Off He Goes, Present Tense, All Or None, Other Side, Angel, Oceans, Parting Ways, Footsteps</i>… e, d’accordo, <i>Masters of War</i>! </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5txnsJIQzZW3gto4jPO1o9nTak_oftTTJXf7teODziYXD896YaJ9Q4TmsIiUgtpyDBRdCKguaS-U8Jvw8xYGlsFDUshwvPdAJaPL4Nj84sGdQ6nwYuRFTJMKBweUPP5yjeOnWjC4KOBdq/s1600/unnamed.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5txnsJIQzZW3gto4jPO1o9nTak_oftTTJXf7teODziYXD896YaJ9Q4TmsIiUgtpyDBRdCKguaS-U8Jvw8xYGlsFDUshwvPdAJaPL4Nj84sGdQ6nwYuRFTJMKBweUPP5yjeOnWjC4KOBdq/s320/unnamed.jpg" width="320" /></a></div>
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<b>Prima dei saluti finali un po' di <i>chill out</i>. Rick Parashar. Nel 1991 era in studio con i Pearl Jam per produrre Ten, nel 1994 in studio con i Litfiba per produrre Spirito. Commenti? </b></div>
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Posso rispondere con un ‘no comment’? </div>
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<b>Sì. Saluti dai musicanidi. </b></div>
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Vi saluto con una delle mie citazioni preferite, è Tom Waits che parla: </div>
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"<i>Siamo sepolti dal peso dell’informazione, che viene confusa con la conoscenza; la quantità è stata confusa con l’abbondanza e il benessere con la felicità. Il cane di Leona Helmsley ha guadagnato l’anno scorso 12 milioni di dollari… e Dean McLain, un contadino dell’Ohio, ne ha guadagnati 30mila. È solo una gigantesca versione della pazzia che è cresciuta nei nostri cervelli. Noi siamo scimmie con soldi e pistole.”</i></div>
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L'opera è già disponibile presso i maggiori book-store on line (IBS, Amazon), ma anche in 4.500 librerie Feltrinelli, IBS, Mondadori disseminate su tutto il territorio nazionale. Per maggiori dettagli: <a href="http://www.pearljamonline.it/evolution/">http://www.pearljamonline.it/evolution/</a></div>
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<br /></div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="400" src="https://www.youtube.com/embed/aDaOgu2CQtI" width="600"></iframe>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/08314301742312594107noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-12639160167300410612016-10-03T08:50:00.000+02:002016-10-07T09:55:21.595+02:00Chuck Berry, Dio sempre!<div style="text-align: justify;">
<b><i>di Johnny Clash</i></b></div>
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<br /></div>
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<i>Immaginatevi alla guida della vostra auto. Immaginate che sia una serata qualsiasi del 1944. Ed ora immaginatevi un tizio che vi punti una pistola (scarica) alla tempia e vi porti via la vettura dopo avere rapinato tre negozi a Kansas City. Ed ora provate a immaginarvi il resto. E cioè che quel tizio sia <b>Chuck Berry</b>.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjP3Y_w-fMiMZoWynqfS5BGI_Kzeq0aIMGOl5NBu1_FXDQwn514GgUTcElPYlbKEOLyBjBPhzwLZKPGyIWke18p1v-0593zorlwgCFG92xAI5EhASAQXYUnAFV5TtFHYcS4rc6pUSEYcXA/s1600/Chuck_Berry__public_doman_.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="235" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjP3Y_w-fMiMZoWynqfS5BGI_Kzeq0aIMGOl5NBu1_FXDQwn514GgUTcElPYlbKEOLyBjBPhzwLZKPGyIWke18p1v-0593zorlwgCFG92xAI5EhASAQXYUnAFV5TtFHYcS4rc6pUSEYcXA/s320/Chuck_Berry__public_doman_.jpg" width="320" /></a></div>
Dio del mese, come puoi fare Chuck Berry Dio del mese? E' come bestemmiare, contravvenire al secondo comandamento, Chuck Berry è Dio sempre, non ha certo bisogno di ri-conferme del suo divin essere. St Louis, 1953: al Cosmopolitan Club tiene banco un chitarrista blues di colore, uscito solo pochi anni prima di prigione, che in barba ad ogni convenzione infiamma le serate del locale azzardando pezzi country. "La gente iniziò a chiedere in giro <i>chi fosse quell'hillbilly nero che suonava al Cosmo</i>. Dopo che mi risero in faccia un paio di volte, iniziarono a chiedermi di suonare altri brani country perché erano ballabili." La geniale intuizione verrà colta al volo da <b>Leonard Chess</b> della <i>Chess Records</i> di Chicago due anni più tardi, quando ascoltati i pezzi sottopostigli da Berry su consiglio di <b>Muddy Waters</b> si farà affascinare dalla sua reinterpretazione di un classico western di <b>Bob Willis</b> intitolato <i><a href="https://www.youtube.com/watch?v=ZFef08YZ6qk&list=RDZFef08YZ6qk" target="_blank">Ida Red</a></i>, manifestando invece completo disinteresse verso i tanti brani blues contenuti nel pacchetto.<br />
Il 21 maggio 1955 Chuck incide un riadattamento di quella canzone con la collaborazione dell'inseparabile pianista <b>Jonnie Johnson</b>, di <b>Jerome Green</b> alle maracas (quest'ultimo proveniente dalla band di <b>Bo Diddley</b>), di <b>Jasper Thomas</b> alla batteria e del grandissimo <b>Willie Dixon</b> al basso. La traccia viene rinominata <i>Maybellene</i> e quell'anno si imporrà al quinto posto nella classifica dei singoli più venduti negli Stati Uniti con quasi un milione di copie. E' l'inizio di una leggenda.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaSQXDplQQiV2UWliGC5A3M_DZUpznzIgOCFxFr2fA2-uqSZLwACkC81C0MiMqpJ4f5Lhf3JitV3V6FALei5-83E1_AVqaehu49NfeJmsDjWOb35fYPT0spwkQQt5Vyg7yWPmCqwg0AGI/s1600/KEITH+BERRY.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="290" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaSQXDplQQiV2UWliGC5A3M_DZUpznzIgOCFxFr2fA2-uqSZLwACkC81C0MiMqpJ4f5Lhf3JitV3V6FALei5-83E1_AVqaehu49NfeJmsDjWOb35fYPT0spwkQQt5Vyg7yWPmCqwg0AGI/s320/KEITH+BERRY.jpg" width="320" /></a></div>
<i>Roll Over Beethoven</i>, <i>Rock'n'roll Music</i>, <i>Sweet Little Sixteen</i>, <i>Johnny Be Goode</i>...quanto segue è storia della musica moderna. Il rock'n'roll non ha avuto un solo padre, ma senz'altro Chuck Berry è il cardine di un suo elemento essenziale, perchè <b>Chuck è soprattutto colui che ha mostrato a tutti cosa, e quanto, poteva c'entrare in tutto ciò una chitarra elettrica</b>. Non si fa molta fatica ad immaginare due giovanissimi <b>John Lennon</b> e <b>Keith Richards</b>, fra i supremi paladini del pop e del rock a seguire, impegnati a cimentarsi con quei riff fulminanti, con quei tocchi nervosi, con quelle linee armoniche così urgenti e spigolose, mentre attendono speranzosi che la fortuna arrida anche a loro. Non bastasse questo Berry del primo rock'n'roll fu anche <b>efficace poeta</b>, rendendo le sue composizioni anche veiocolo perfetto di storie d'adolescenti in tumulto capaci di fissare con poche opportune immagini la quintessenza di un immaginario.</div>
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Charles Edward Anderson Berry questo mese si avvierà a compiere <b>90 anni</b>. Il giorno esatto potrete facilmente trovarlo da qualche altra parte. Per chiudere qui invece immaginatevi un mondo in cui ogni giorno ci sia almeno una radio sul pianeta che abbia messo nella sua programmazione <i>Johnny Be Goode </i>o<i> You never can tell</i>. Non è così difficile crediamo.<br />
Il compleanno di Chuck Berry è tutti i giorni.<br />
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<b><span style="font-size: large;">Chuck Berry- The Great Twenty Eight (raccolta, 1982):</span></b></div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="440" src="https://www.youtube.com/embed/cj4aoAT42bo?list=PLx61-KqyvwyuuzlKHKSnorPGbvQXMsRTX" width="600"></iframe>
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Musicanidihttp://www.blogger.com/profile/01822424906264344944noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-78279985895940461452016-09-20T11:58:00.000+02:002016-10-03T08:51:30.568+02:00Quello che non c'è<b><i>di Maurisio Seimani</i></b><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_DnsoFA0rvwu0l4bjb-kk4fxglJOvSQuDO5Lkc16pSCg5Ee5eqjb0uFyvEpenEWy2mS-cpFLcvOZMwCcji1T4bHoQycDLMf8OGKaGppcLoipa2r99swTDnd9HtjQs_ZQE77rmTAWrxS8B/s1600/saddogwithheadphones.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="252" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_DnsoFA0rvwu0l4bjb-kk4fxglJOvSQuDO5Lkc16pSCg5Ee5eqjb0uFyvEpenEWy2mS-cpFLcvOZMwCcji1T4bHoQycDLMf8OGKaGppcLoipa2r99swTDnd9HtjQs_ZQE77rmTAWrxS8B/s320/saddogwithheadphones.jpg" width="320" /></a></div>
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Conversazione tra due musicanidi di ieri sera:</div>
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<i>"Ho tanti dischi in ascolto e cerco di farmeli piacere solo per tirare in piedi un paio di post per musicanidi, se no magari neanche li ascolterei"</i></div>
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<i>"Eh, uguale. Stavo scrivendo lo stesso"</i></div>
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E ora avanti, dai, criticate. Veniteci a parlare dello splendido stato di salute in cui invece versa di questi tempi il panorama musicale, parliamo del fermento, parliamo della scena, parliamo di quanto è bello <b>il nuovo dei Vattelapesca</b>, parliamo dei festivals...</div>
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La verità? <b>Una montatura</b>, della quale peraltro dopo 4 anni che si porta avanti un blog come questo si rischia pure di far parte (anzi: si fa senz'altro parte). Nulla di quanto sopra riportato ha infatti una qualsivoglia attinenza con il mondo reale e sostanzialmente esiste solo a livello virtuale, frutto di un circolo vizioso innestato dalla rete, che quotidianamente si alimenta su autoreferenzialità, giudizi gonfiati e falsità.</div>
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<a name='more'></a><br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicM2ZpFwXC69ek_DjBFQtwLQmOJs75XY6pwArIuevU_G3qsK_E5-akA0BykJF0CsOeE7eayc5vMsZpWoS9a1UlVMb3tp98g6X6yAPrnUgsgKBHT5rW4CF28H_x-6YUgYzFecgTGUgkW3kH/s1600/Likes.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicM2ZpFwXC69ek_DjBFQtwLQmOJs75XY6pwArIuevU_G3qsK_E5-akA0BykJF0CsOeE7eayc5vMsZpWoS9a1UlVMb3tp98g6X6yAPrnUgsgKBHT5rW4CF28H_x-6YUgYzFecgTGUgkW3kH/s320/Likes.jpg" width="320" /></a></div>
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Gruppi con pagine socials seguite da centinaia di persone...esce il video e fioccano i <b>likes</b> e poi sotto i commenti con i soliti "Grandi!", "Grandissimi!", "Wow"...poi dal vivo solo quattro gatti (o cani, vedete voi) che apparentemente nemmeno conoscono i pezzi. Ma di che stiamo parlando? Ma chi l'ha davvero fatto partire quel video? Interi album in streaming che non ascolta mai nessuno...</div>
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<br /></div>
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Ed <b>alla fine si finisce per farne tutti parte </b>appunto. Anche noi, come tutte le altre realtà virtuali che si occupano di musica: un fiume di recensioni, voti che a lungo termine si rivelano spesso troppo alti, retweets e pollici alzati di colore azzurro che <i>in scia</i> non lasciano un bel niente. E infatti voltandosi indietro a riesaminare la realtà sul lungo termine tutto si rivela in una luce completamente diversa. Dischi che potrei definire <i>ottimi</i> usciti negli ultimi cinque anni me ne ricordo forse dieci. Coloro che coraggiosamente gesticono locali con musica dal vivo o festivals, credendo stoicamente nel presunto interesse per la musica che i socials spacciano come una droga, devono spesso fare i conti con l'amara realtà di un periodo in cui forse invece alle persone della musica frega anche meno di prima. Triste questo? Sì, ma a fronte dell'incipit di questo post anche giustificato: fatte pochissime eccezioni c'è <b>troppa forma priva di sostanza</b>, mancano oggettivamente personalità e contenuti, ed i casi nei quali la lamentela dell'artista d'essere incompreso sia davvero giustificata si contano forse sulle dita di una mano. In quanto poi all'esasperata attenzione per la forma a discapito del resto: talvolta sono proprio gli stessi musicisti ad alimentare il problema, manifestando sprezzante supponenza su tutto quanto non venga confezionato come una bomboniera, dimenticandosi forse che se <b>Joe Strummer</b> non fosse incappato nel concerto di una band di bastardi che a malapena sapevano suonare e cantare forse non sarebbero mai esistiti nemmeno i <b>Clash</b>.</div>
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<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEisiY9w5Y59U9WQF7cL_oPkdcIhFynJ7ngJOGW3wGcnTuM47Lr-m9kqUJ7ngnbf4OVt9QxEhbottEoZ3E4moYDBb4-9qZJUTc2mIi1nKfcAlO9IhAJgRGXmnwE7eQK6-0ZRWWZ8DDantBMw/s1600/dischi-3-300x225.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEisiY9w5Y59U9WQF7cL_oPkdcIhFynJ7ngJOGW3wGcnTuM47Lr-m9kqUJ7ngnbf4OVt9QxEhbottEoZ3E4moYDBb4-9qZJUTc2mIi1nKfcAlO9IhAJgRGXmnwE7eQK6-0ZRWWZ8DDantBMw/s1600/dischi-3-300x225.png" /></a></div>
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E infatti oggi pure nelle recensioni non si sa onestamente di che scrivere. Prendetene una qualsiasi, non solo di questo blog, in generale. L'80% dello spazio è impiegato per spiegare quali siano le origini del misconosciuto gruppo in questione (grottescamente tirando in causa gruppi invece <i>completamente</i> sconosciuti) e per una rapida descrizione dei pezzi dell'album, sempre però con particolare attenzione alle strumentali (nei fatti una continua citazione di riferimenti passati, nella difficoltà di trovare qualcosa che suoni realmente nuovo) anche a causa dell'inutilità di soffermarsi troppo su parti liriche sempre più insignificanti. </div>
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Posti questi presupposti <b>a volte mi chiedo addirittura che senso abbia una recensione</b>. Le collaborazioni precedenti ad un progetto sono frequentemente prive di rilevanza se non si parla di un supergruppo, e tutt'al più sarebbero notizie interessanti per interviste o approfondimenti, ma non nel mentre in cui si sta recensendo un disco. D'altro canto una particolareggiata descrizione dei pezzi aveva un senso finchè ci si doveva recare in un negozio di dischi a sborsare soldi a scatola chiusa, non in una realtà nella quale una persona può ascoltarsi l'album in streaming, mentre paradossalmente legge cosa sia in esso contenuto (?!?).</div>
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<br /></div>
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Sarò, onesto, in fin dei conti non so dove voglia andare a parare questa riflessione. In fondo si tratta principalmente di uno sfogo informale che avrà sicuramente le sue contraddizioni e le sue mancanze.</div>
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Forse è solo un'atto dovuto verso le centinaia di persone che nel suo piccolo questo blog riesce ad attirare settimanalmente. </div>
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<i><b>"Ho tanti dischi in ascolto e cerco di farmeli piacere solo per tirare in piedi un paio di post per musicanidi, se no magari neanche li ascolterei"</b></i><br />
<b><i>"Eh uguale, stavo scrivendo lo stesso"...</i></b><br />
M'ha fatto riflettere. Se avvertirete che da qui in avanti scriveremo meno è perchè di post del genere non avremmo voluto propinarvene mai. In passato abbiamo fatto del nostro meglio.<br />
Ora facciamo del nostro meglio.<br />
Faremo sempre del nostro meglio. <i>Engagez Vous!</i></div>
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<br /></div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="400" src="https://www.youtube.com/embed/m53HMgU_qek" width="600"></iframe>
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<br /></div>
<div style="text-align: center;">
La fantasia dei popoli che è giunta fino a noi </div>
<div style="text-align: center;">
non viene dalle stelle... </div>
<div style="text-align: center;">
alla riscossa stupidi che i fiumi sono in piena </div>
<div style="text-align: center;">
potete stare a galla. </div>
<div style="text-align: center;">
E non è colpa mia se esistono carnefici se esiste l'imbecillità </div>
<div style="text-align: center;">
se le panchine sono piene di gente che sta male. </div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
Up patriots to arms, </div>
<div style="text-align: center;">
Engagez-Vous </div>
<div style="text-align: center;">
la musica contemporanea, </div>
<div style="text-align: center;">
mi butta giù. </div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
L'ayatollah Khomeini per molti è santità abbocchi sempre all'amo </div>
<div style="text-align: center;">
le barricate in piazza le fai per conto della borghesia </div>
<div style="text-align: center;">
che crea falsi miti di progresso </div>
<div style="text-align: center;">
Chi vi credete che noi siam, per i capelli che portiam, </div>
<div style="text-align: center;">
noi siamo delle lucciole che stanno nelle tenebre. </div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
Up patriots to arms, </div>
<div style="text-align: center;">
Engagez-Vous </div>
<div style="text-align: center;">
la musica contemporanea, </div>
<div style="text-align: center;">
mi butta giù. </div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
L'Impero della musica è giunto fino a noi
carico di menzogne </div>
<div style="text-align: center;">
mandiamoli in pensione i direttori artistici
gli addetti alla cultura... </div>
<div style="text-align: center;">
e non è colpa mia se esistono spettacoli con fumi e raggi laser </div>
<div style="text-align: center;">
se le pedane sono piene
di scemi che si muovono. </div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
Up patriots to arms, </div>
<div style="text-align: center;">
Engagez-Vous </div>
<div style="text-align: center;">
la musica contemporanea, mi butta giù...</div>
Musicanidihttp://www.blogger.com/profile/01822424906264344944noreply@blogger.com21tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-76932502276233018472016-09-19T10:40:00.000+02:002016-09-20T08:47:32.478+02:00Simon & Garfunkel - The Concert in Central Park (1981)<div style="text-align: justify;">
Ricorrono i <b>35 anni</b> dal mitico concerto gratuito di <b>Simon & Garfunkel</b> a Central Park, che si tenne appunto nel grande parco newyorkese il <b>19.09.1981</b> al cospetto di circa 500.000 persone. Il tutto fu filmato e trasmesso dalla <b>HBO</b> e la registrazione finì per diventare il più popolare album del duo, nonchè uno dei dischi live più apprezzati di sempre, grazie a esecuzioni di profondissima intensità.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b><i>Enjoy!</i></b></div>
<br />
<div style="text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="480" src="https://www.youtube.com/embed/1EzzU9my7rU" width="700"></iframe></div>
Musicanidihttp://www.blogger.com/profile/01822424906264344944noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-60848333478690572632016-09-13T14:51:00.000+02:002016-09-19T10:40:09.053+02:0025 Years After: Smells like teen spirit (released 10.09.1991)<b><i>di Johnny Clash.</i></b><br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<i>"Ogni evento può essere portato al suo estremo opposto in una piccola frazione di secondo, cosa condiziona ciò? Il nostro umore..."
</i></div>
<div style="text-align: right;">
<i>Kurt Cobain</i></div>
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<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhybT8ZjtTS1Wfk6j7ETpz9Y1AFbFX0sWKImk1k0HQDFbJNXpvDdN-fHnSwZ8KOSBTLDfldsrFn5GY3uShuuEU8oBMDFgpsIhvnnTogUSfmZ5ypDL7ItmYk7fMuIWZUnu75RE3GEm_Shhg/s1600/Nirvana+band.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="214" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhybT8ZjtTS1Wfk6j7ETpz9Y1AFbFX0sWKImk1k0HQDFbJNXpvDdN-fHnSwZ8KOSBTLDfldsrFn5GY3uShuuEU8oBMDFgpsIhvnnTogUSfmZ5ypDL7ItmYk7fMuIWZUnu75RE3GEm_Shhg/s320/Nirvana+band.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>“Che ci sarebbe di tanto rivoluzionario nella musica dei Nirvana?”</b>. Più volte su alcuni forum musicali ho visto sollevare la medesima domanda, che spesso trovava peraltro una nutrita schiera di sostenitori che accorrevano a dare man forte al <i>dubbio,</i> evidenziando come altri gruppi meno blasonati degli anni 90 proponessero un rock più innovativo e senz’altro meno commerciale.</div>
<div style="text-align: justify;">
Impossibile. Impossibile, intendo, sollevare un quesito del genere per chi in quel periodo si trovasse nel pieno della sua adolescenza. Si presume dunque che questo venga avanzato da esponenti di generazioni precedenti o successive, ma è proprio il seguito che frequentemente incontra a imporre oggi, a 25 anni dalla pubblicazione del singolo <i>Smells like ten spirit </i>(era il 10 di settembre 1991), una risposta seria.</div>
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<br />
<a name='more'></a><br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Parliamo dunque proprio di singoli. Andate a scorrervi le <b>hit-parades</b> italiane e mondiali relative agli anni <b>1989</b> e <b>1990</b>, quelle cioè del biennio precedente all’uscita di <i>Nevermind</i>. In primo luogo ci troverete davvero <b>poco rock</b>, ma l’aspetto ancor più interessante è che quei pochi pezzi che in qualche modo potrebbero essere riconducibili al rock, o a personaggi che ebbero a che fare con esso, li scoprirete legati ad un sound che nessuno oggi definirebbe come tale. In Italia nell’89/90 esplodeva la <i>Lambada</i>, le classifiche erano dominate da canzoni come <i>Vattene amore</i> o <i>Ti pretendo</i> e, parlando di musica rock, nelle prime 50 posizioni non si andava oltre <b>Edoardo Bennato</b>, <b>Gianna Nannini</b> (<i>Viva la mamma</i> e <i>Scandalo</i> le hit) o il <b>Jovanotti</b> di <i>Vasco</i> benché fosse possibile ritrovare anche l'onnipresenza v<i>aschiana </i>(appunto) di <i>Liberi Liberi</i> ed una <i>El Diablo</i> dei <b>Litfiba</b> alla posizione 60 fra i singoli più venduti nel 1989. Gli unici nomi internazionali di qualità che sarebbe stato possibile ritrovare nelle charts erano <b>Prince</b> (per il singolo dalla colonna sonora del primo Batman), i <b>Depeche Mode</b>, l’ex Genesis <b>Phil Collins</b> e <b>Madonna</b>. In Inghilterra, invece, dominavano pop e disco (gli italiani <b>Black Box</b> erano in testa su tutti nell’89 con <i>Ride on time</i>) e risultava davvero difficile trovare qualcosa che potesse suonare in qualche modo davvero rock. Nomi di spicco? <b>Elton John</b> e <b>Sinead O’Connor</b>. Gli USA invece…negli USA in quello stesso periodo il rock da classifica, il cosidetto <i>mainstream rock,</i> portava il nome dei <b>Chicago</b>, dei <b>Poison</b>, di <b>Jon Bon Jovi</b>, di <b>Billy Idol</b>…vero: quello fu però un biennio particolarmente sterile, perchè, negli anni immediatamente precedenti, l’esordio di un gruppo di bastardi del rock, tali <b>Guns N'Roses</b>, aveva già smosso un pochino le acque e gli <b>U2</b> contribuivano a loro modo a tenere ancora alta l’asticella con <i>The Joshua Tree</i> e <i>Rattle and Hum</i>, assieme ai <b>Cure</b> di <i>Disintegration</i>.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjom04iYoi8bAzaatUVOMJuORr30VfEX5G27hfaOMFA13-QsMQ6cw1IBeuZe6qNocdUoQ4hbRsSnMJIJwLqv70758JVCZqvq1sdhk0-P4gKQeD_iDBze5kDhDXM_zJZvx7gKc22OgXhdXk/s1600/axl+kurt.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="162" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjom04iYoi8bAzaatUVOMJuORr30VfEX5G27hfaOMFA13-QsMQ6cw1IBeuZe6qNocdUoQ4hbRsSnMJIJwLqv70758JVCZqvq1sdhk0-P4gKQeD_iDBze5kDhDXM_zJZvx7gKc22OgXhdXk/s320/axl+kurt.jpg" width="320" /></a></div>
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Ebbene, su questo desolante panorama il video di <i>Smells like teen spirit</i> s’abbattè come una folgore, tanto che solo un anno più tardi gli stessi Guns N'Roses di <i>Use your illusion</i> <i>I</i> e <i>II</i> (che uscivano quasi in contemporanea a <i>Nevermind</i>) sarebbero sembrati già vecchissimi. Basta appunto prendere a riferimento una rock star come <b>Axl Rose</b> e porla al confronto con Kurt Cobain per rendersi conto di come il repentino cambio d’estetica fosse subito apparso impattante e sconcertante.
I Nirvana arrivarono cioè a sintetizzare nei 4 minuti e 35 secondi di quel pezzo tutto quanto un teenager dei 90 avrebbe voluto sentire dal rock, mentre l'efficace video di Samuel Bayer proponeva tutto quanto si sarebbe voluto vedere: addio ai chiodi di pelle dai colori improbabili, addio ai bandana, addio ai capelloni che sembravano appena usciti dal parrucchiere, addio ai tastieroni sopravvissuti agli anni 80 e addio a quegli assoli di chitarra ormai sempre più inutili e stucchevoli.</div>
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<br /></div>
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<b>“Che ci sarebbe di tanto rivoluzionario nella musica dei Nirvana?”. Io rispondo: il suo lato distruttivo</b>. <i>Smells like teen spirit</i> fu una bestia inferocita che da sola spazzò via tutto quanto gli si parò davanti, creando così alle sue spalle enormi praterie libere per tutto il resto a seguire. La bomba innescata da quel singolo (e si badi bene: solo quel singolo anche a fronte della sua orecchiabilità avrebbe potuto innescarla) andò ben oltre il grunge. Dopo i Nirvana nessuno avrebbe più sentito parlare di <b>Def Leppard</b>, <b>Skid Row</b> o <b>Bon Jovi</b>... Il rock da classifica avrebbe avuto da allora in avanti il volto scavato di <b>Michael Stipe</b>, lo sguardo inquieto di <b>Eddie Vedder</b>, la luce folle degli occhi di <b>Billy Corgan</b>...Elton John nel Regno Unito avrebbe dovuto lasciare spazio alla strafottenza stracciona di <b>Oasis, Primal Scream</b> e <b>Blur </b>prima e dei <b>Radiohead</b> poi, Los Angeles sarebbe stata attraversata dalle urla rabbiose dei <b>Rage Against The Machine</b>, mentre le sue spiagge sarebbero state attraversate dal funk teppista dei <b>Red Hot Chili Peppers</b>…al contempo nel Belpaese avrebbero presto cominicato ad affacciarsi nelle posizioni che contano gruppi come <b>Afterhours</b>, <b>CSI</b>, <b>99 Posse</b>, <b>Marlene Kuntz, Verdena</b>...</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ecco perché non ha senso evidenziare come l’underground rock esprimesse già all’epoca bands, misconosciute al grande pubblico, più innovative e talentuose dei Nirvana, ammesso che sia vero. Perché ciò che contò più d’ogni altra cosa, in quell'ormai lontano 1991, fu tutto quanto i Nirvana tolsero di mezzo in un solo colpo, tutto quanto spazzarono via in un istante, sbraitando a pieni polmoni in un microfono <i><b>“A Mulatto, an Albino, a mosquito, my libido…YEAH!”</b></i>, mentre chi non stava capendo un accidente di che stesse accadendo se ne stava lì in piedi, impalato, a chiedersi: </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
“Ma che vorrebbe significare???” </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
...<b>YEAH!</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="400" src="https://www.youtube.com/embed/hTWKbfoikeg" width="600"></iframe>
</div>
Musicanidihttp://www.blogger.com/profile/01822424906264344944noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-38898928424343979002016-09-09T12:22:00.000+02:002016-09-13T15:38:40.829+02:00Una questione di stile. Miles Davis Dio del mese<b><i>di Johnny Clash</i></b><br />
<br />
<div style="text-align: right;">
<i>"Per me la musica e la vita sono una questione di stile."</i></div>
<div style="text-align: right;">
<i>Miles Davis</i></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpzj1NGCiJy8iEG_5QK2Wn5PF8NYv2blH6Xk96jCfFGkvu0TVsUp5vqYHzgECl_8JlQ2Q5Erl5Gms8nWgaxS-eG4uaf-z5QzBE6nY8kUECe1gcz8hV27EvzxNZ9aisCxSKa_fawFzg8Qc/s1600/Miles732.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpzj1NGCiJy8iEG_5QK2Wn5PF8NYv2blH6Xk96jCfFGkvu0TVsUp5vqYHzgECl_8JlQ2Q5Erl5Gms8nWgaxS-eG4uaf-z5QzBE6nY8kUECe1gcz8hV27EvzxNZ9aisCxSKa_fawFzg8Qc/s200/Miles732.jpg" width="133" /></a></div>
Questo mese, circa 25 anni fa, per la precisione il 28 settembre 1991, ci lasciava <b>Miles Dewey Davis III</b>. Se lo ricorderemo qui scrivendo solo poche righe e lasciando parlare la musica, non prendetelo come atto dettato da mera comodità. Il punto, vero, è che i tempi di un blog e della rete crediamo non possano comunque in alcun modo essere adatti a sintetizzare una figura tanto sconfinata, sempre che possano farlo un libro o un film. Miles Davis non è semplicemente uno dei più grandi jazzisti di sempre. Come un capotreno vestito di sgargianti colori ha semplicemente dettato tempi e direzioni verso cui il la locomotiva del jazz dovesse dirigersi: dal cool al rock, passando per l'hard bop ed il jazz elettrico. Insomma, se non andremo oltre con le parole è perchè già rileggere quanto appena scritto fa apparire ogni vocabolo semplicemente inutile.<br />
E allora, citando di nuovo il Dio: <i><b>"Alla gente piace ascoltare musica e pensare a quello che vuole. Quando suoni come suoniamo noi puoi pensare a quello che ti pare... oppure rilassarti e basta".</b></i></div>
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Ecco dunque una selezione super-essenziale dalla sua discografia, alcune piccole finestre dalle quali affacciarsi per ammirare il mondo della musica da una prospettiva un po' diversa. La prospettiva di Miles.</div>
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<b><i><span style="font-size: large;">La "Nascita" (1949/1950)</span></i></b></div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="350" src="https://www.youtube.com/embed/v8kjOpfMBbM" width="600"></iframe><br /></div>
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<b><i><span style="font-size: large;">Gli anni alla Columbia Records (1956 - 1985) - Man at the top</span></i></b></div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="350" src="https://www.youtube.com/embed/kbxtYqA6ypM" width="600"></iframe><br /></div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="350" src="https://www.youtube.com/embed/SbCt-iXIXlQ" width="600"></iframe><br /></div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="350" src="https://www.youtube.com/embed/AIqXprCArdo" width="600"></iframe><br /></div>
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<b><i><span style="font-size: large;">Alla Warner Bros (1985-1991) - Jazz SuperStar</span></i></b></div>
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<iframe allowtransparency="true" frameborder="0" height="350" src="https://embed.spotify.com/?uri=spotify%3Aalbum%3A7vzKnmWDajJJrQqg3qBO15" width="600"></iframe><br /></div>
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<b><i><span style="font-size: large;">Best Live - At The Plugged Nickel 1965</span></i></b></div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="350" src="https://www.youtube.com/embed/nyAO3twW_Mk?list=PL6B0V2FKgTzKOr6-qdct4vcy2KYcm1oWy" width="600"></iframe></div>
Musicanidihttp://www.blogger.com/profile/01822424906264344944noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-42420268581458861302016-09-05T08:37:00.001+02:002016-09-09T12:22:57.855+02:00Il Conciorto. Live @ Lido "Onda Libera", 19/08/2016<b><i>di Maurisio Seimani</i></b><br />
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<i>In fuga dalle calche vacanziere, tipiche dei litorali italiani nelle settimane centrali d'agosto, decidiamo infine di dirigerci alla ricerca di un po' di pace e, lasciato il Salento, superiamo dunque il confine occidentale della Puglia per andare OLTRE...</i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8kwevS99Ahi8aXxFIuskmcfRt-drB0WO_Zwuh7SYm8lGLL6yPBrUC04bLIaHL6my0QR7XNwF0cJwP-iy3aFLeRUYhWZ5yWmdQg8kybM9271HuCRjVq5zap8NlWY4ZDRFNoMKPR2pC1BZ2/s1600/Lido+Onda+Libera.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8kwevS99Ahi8aXxFIuskmcfRt-drB0WO_Zwuh7SYm8lGLL6yPBrUC04bLIaHL6my0QR7XNwF0cJwP-iy3aFLeRUYhWZ5yWmdQg8kybM9271HuCRjVq5zap8NlWY4ZDRFNoMKPR2pC1BZ2/s320/Lido+Onda+Libera.jpg" width="320" /></a></div>
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E così la troviamo: una lunga ed ampia spiaggia sabbiosa, abbracciata da una vasta macchia verde di pini marittimi ed eucalipti, acque limpide, poca gente, poche strutture: giusto un campeggio old style e tre o quattro piccoli stabilimenti balneari a qualche centinaio di metri. Signori: <b>viva la Basilicata!</b></div>
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Montata la tenda ci concediamo dunque la prima passeggiata sul bagnasciuga, anche alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti, ed è così che ci imbattiamo nel <a href="https://www.facebook.com/lidoondalibera/" target="_blank"><b>Lido "Onda Libera"</b></a>. Scopriamo che si tratta di una proprietà confiscata alle mafie (ex "Squalo Beach") e ritornata alla collettività attraverso la gestione di <a href="http://www.uisp.it/nazionale/" target="_blank"><b>UISP</b></a> e <a href="http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1" target="_blank"><b>Libera</b></a>, un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità. Il Lido Onda Libera è così oggi "una piazza sul mare dove svolgere attività che restituiscano dignità ad un luogo mortificato dal potere mafioso" (così si autodefiniscono sulla loro pagina facebook).</div>
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<a name='more'></a><br /><br />
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"Venite qui stasera, si mangia vegetariano e poi c'è il Conciorto. Ci sono un ex componente della <b>Banda Osiris</b> ed un autore di libri per bambini che fanno suonare gli ortaggi".</div>
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"In che senso suonare gli ortaggi???"</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjh2N8b3yp6BdZ2t3N8QVU58I__6Yms3c5MoUnOrxIdL_2UwztvxgKJFtW9CZjqxO4C5cbFEIBEUBESZHtCInj9Af1fPeFkn5UB02kZvIIIWpRUpTDsqv_pQWYjdnxKCF90GYY4Z4Ln8CdX/s1600/Il+Conciorto.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjh2N8b3yp6BdZ2t3N8QVU58I__6Yms3c5MoUnOrxIdL_2UwztvxgKJFtW9CZjqxO4C5cbFEIBEUBESZHtCInj9Af1fPeFkn5UB02kZvIIIWpRUpTDsqv_pQWYjdnxKCF90GYY4Z4Ln8CdX/s320/Il+Conciorto.jpg" width="320" /></a></div>
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<b>Il Conciorto</b> dunque. Il bizzarro progetto nasce dall'incontro di <b>Gianluigi Carlone</b>, co-fondatore assieme al fratello Roberto del popolare gruppo piemontese sopracitato e <b>Biagio Biagini</b>, chitarrista, autore di trasmissioni radiofoniche, nonchè appunto scrittore di libri per l'infanzia. Ai controlli, ma meglio sarebbe dire agli ortaggi, si pone Carlone, che riesce a trasformarli in accattivanti tappeti pop-elettronici collegandoli con dei cavi ad un computer, che li tramuta poi in suoni sfruttando un software pensato per insegnare il senso del tatto ai disabili. Biagini accompagna il tutto efficacemente con la sua chitarra elettrica ed i due cominciano a srotolare storie nelle quali <b>l'orto si fa "luogo dove la parola è come un seme, che poi getta foglioline che sono note, e che poi diventano piante in forma di canzone</b>. Qui crescono canzoni pop, rock e moderne che raccontano i vissuti di melanzane, peperoni e zucchine, e parlano degli stati d’animo dell’orticoltore, oltre a raccontare le storie di orti di personaggi famosi." (così viene definito il tutto sulla loro pagina bandcamp, che potete visitare a questo link: </div>
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<a href="https://ilconciorto.bandcamp.com/releases">https://ilconciorto.bandcamp.com/releases</a>) </div>
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Una luna quasi piena splende alta nella notte, disegnando un'ampia striscia bianca nel mare calmo che fa da sfondo. I due iniziano la performance scambiando qualche battuta col pubblico e sulla spiaggia nasce immediatamente una divertita empatia tra tutti i presenti, ma bastano poche canzoni perchè in questa svagata intesa si inseriscano anche rapito trasporto e stupito incanto. Il Conciorto non è solo curioso e strambo disegno, posa invece su un <b>trasognante impianto musicale elettronico</b> capace di far ballare come un <b>Camerini</b> e far meditare quanto un vecchio <b>Battiato</b>, le liriche sono spassose, ma anche profondamente poetiche, e la credibile scioltezza cabarettistica con cui vengono poste in essere fa da cornice perfetta al quadro. </div>
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E dunque: la notte, la luna, una spiaggia ampia e silenziosa tutta per noi, uno spazio sequestrato alla mafia che diventa luogo di cultura e incontro, Carlone/Biagini che, suonando e cantando ortaggi, ci portano via da tutte le nostre contraddizioni ed i nostri problemi. </div>
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<br /></div>
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Lasciato tutto questo ci riavviamo verso la nostra tenda accompagnati dai grilli che cantano e pensiamo: "Ma quant'è bella l'Italia, quando decide di essere bellissima..."</div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="360" src="https://www.youtube.com/embed/tNd5cz25h6E" width="640"></iframe></div>
Musicanidihttp://www.blogger.com/profile/01822424906264344944noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-70250907222346235402016-09-02T18:19:00.001+02:002016-09-05T08:40:35.782+02:00Perle rare: Cat Power & Piperita Pattydi <b>Wildcatter</b><br />
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Per vari motivi a cui è meglio non pensare, siamo già nella retta finale del 2016 e, contrariamente ai miei usuali standard, per quest’anno ho assistito ad un solo concerto rilevante (non me ne vogliano i <b>Turin Brakes</b>, unico altro caso in cui mi sono trovato davanti a un palco, se ai fini di questo scritto non li considero). </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4WzDPhLFe-CsexhbDHcTo74KunTkw0NNmAVTXr7pBRu9UP0XCk7-0oxTIEqmLDxmz8l71lO2M0YmlVeyhsr0roCVNgdUs1w4rNgnczjGSgMvFpEXuQ5FXTcu1BHZA87DZEhpfaIh9RcQ/s1600/CatPowerWeb.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="211" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4WzDPhLFe-CsexhbDHcTo74KunTkw0NNmAVTXr7pBRu9UP0XCk7-0oxTIEqmLDxmz8l71lO2M0YmlVeyhsr0roCVNgdUs1w4rNgnczjGSgMvFpEXuQ5FXTcu1BHZA87DZEhpfaIh9RcQ/s320/CatPowerWeb.jpg" width="320" /></a></div>
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Nella bella cornice di <b>Villa Arconati</b>, poco fuori Milano, una sera di luglio ho ascoltato la mia amata <b>Cat Power </b>esibirsi, accompagnata semplicemente da una chitarra, evidentemente a lei fedele da molti anni, e da un pianoforte. </div>
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Non saprei dirvi quanto sia stato bello “tecnicamente” questo concerto, caratterizzato dai sinceri e ripetuti momenti in cui la cantante faceva trasparire tutte le sue insicurezze, aggrappandosi di volta in volta, una piccola incespicatura dopo l’altra, alla sua straordinaria voce.
Dopo un’estate passata a lungo al volante, con le casse dello stereo della macchina che facevano uscire quasi sempre le note di alcune e, come cercherò di spiegare, assai ben selezionate canzoni di Cat Power, posso però cercare di farvi capire cosa mi ha lasciato nel cuore quell’esperienza, cosa l’ha resa del tutto speciale.
Si tratta di un processo sperimentato già in altre rare e speciali occasioni e che ritengo rappresenti una prova di quanta magia sappia sprigionare la musica ascoltata dal vivo, capace come è di legarsi dispettosamente e inafferrabilmente alle sensazioni di un periodo particolare della vita. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTRfuPyOShfMtmyo2i8T9Gp_wqRXgezyNOa1xSlAor61gN2JhFddY52W9hIgx6wFaDlEWXPpZybDGsI6v7u36YisMnKCCRw4yNO6DkMm5eKiJFDxiq3TwiDgwKoWF5uvQfPbsHGL8Gc98/s1600/chan2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="195" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTRfuPyOShfMtmyo2i8T9Gp_wqRXgezyNOa1xSlAor61gN2JhFddY52W9hIgx6wFaDlEWXPpZybDGsI6v7u36YisMnKCCRw4yNO6DkMm5eKiJFDxiq3TwiDgwKoWF5uvQfPbsHGL8Gc98/s200/chan2.jpg" width="200" /></a></div>
Si parte dal finale, dai bis di quel concerto e dal pubblico che finalmente abbandona le proprie sedie e si avvicina al palco per trasmettere il suo ideale e simpatetico abbraccio a <b>Chan Marhall</b>, in uno spontaneo moto di gratitudine per la musica offerta. Conquisto la primissima fila e i miei occhi incrociano lo sguardo della cantante, visibilmente emozionata dagli incoraggiamenti che provengono dalla non gremitissima platea. Le sue dita sfiorano i tasti del pianoforte e poi parte una canzone, già sentita ma che non ricordo bene. Poco a poco le note si susseguono. Percepisco nettamente quanto possa essere bella e speciale una canzone.
Il giorno successivo, una volta appurato che quella canzone si intitola <b><i>“Colors and the kids”</i></b>, la cerco nelle trackilst dei miei CD di Cat Power. La ascolto, la riascolto di nuovo dall’inizio, la ascolto ancora. Ogni volta qualcosa di inspiegabile mi convince sempre più a “fare mia” quella canzone. Deve trattarsi di una sfumatura oppure di un ricordo riaffiorato oppure ancora di un pensiero istantaneo ancora da mettere bene a fuoco. Quasi subito faccio anche una delle mie incomprensibili associazioni mentali. La prepotente riscoperta di una canzone ormai quasi dimenticata mi fa infatti pensare a una vignetta dei <b>Peanuts</b> in cui la mitica <b>Piperita Patty</b> riesce a mettere almeno momentaneamente da parte tutte le sue insicurezze, orgogliosa di essere per il suo papà una “perla rara”. Decido immediatamente di eleggere le mie “perle rare” tra tutte le canzoni che possiedo di Cat Power. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCXa8CXJE9qYQR9kNvuA80bUs0_3PQ2ArYE2dkrL8_NINKS5hSbGoP_ftRD1b7NBiZ8oaqZukfbtGsseabF5P54RHgNgIYmSn1m_T3t4Y_Woqh2kcYKycPp76-b9KampNAEJ26uAgChRg/s1600/chan1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="86" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCXa8CXJE9qYQR9kNvuA80bUs0_3PQ2ArYE2dkrL8_NINKS5hSbGoP_ftRD1b7NBiZ8oaqZukfbtGsseabF5P54RHgNgIYmSn1m_T3t4Y_Woqh2kcYKycPp76-b9KampNAEJ26uAgChRg/s200/chan1.jpg" width="200" /></a></div>
Scopro che farlo è facilissimo. Eppure, probabilmente, non esiste una corretta definizione di quello che nella mia testa corrisponde alla nozione di “perla rara” in abbinamento ad una canzone. Oltre naturalmente alla già citata <b><i>“Colors and the kids”</i></b>, in questa speciale “shortlist” prendono posto, dopo breve ma ben ponderata scelta, <i>“<b>King rides by”</b></i>, <b><i>“Bully”</i></b>, <b><i>“Nude as the news”</i></b> e <b><i>“Metal Heart”</i></b>. Nei giorni successivi le riascolto spesso e ben presto colgo quanto quelle canzoni mi piacciano, quanto siano belle “in assoluto”, quanto alcune parole si leghino ai miei pensieri del momento.
Il processo di cui parlavo si conclude quando mi rendo conto che proprio quella manciata di canzoni e non altre, quelle riscoperte grazie al finale di quel concerto, diventano per distacco le canzoni che ho più ascoltato, a casa e in macchina. Si sono tutte e meritatamente ritagliate un posto speciale nella mia contorta e stanca mente. Finisce che quelle stesse canzoni mi accompagnino piacevolmente anche per tutto il giro d’Italia che ha contraddistinto le mie vacanze agostane e di cui accennavo poco sopra. Diventano, appunto e, in una parola, “speciali”. Ancor più speciali, visto che fino ad allora e per un lungo periodo lo stereo di casa è stato molto spesso spento. </div>
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Non vi tedio sui colori (quanti diversi e spettacolari ne hanno i paesaggi e le città e i paesi italiani dalle Alpi alle Marche e agli Abruzzi e poi giù in Puglia, per poi risalire passando da Roma e poi fino in Toscana e Liguria!) e sui bimbi (quanti amici con i loro splendidi pargoli ho incontrato lungo il percorso!) e sulle mie elucubrazioni. Qui ho una valvola di sfogo, ma, per fortuna, molto rimane solo dentro di me.
Vi lascio solo con qualche estratto dei testi di queste canzoni. Anche loro sono diventanti un po’ … “miei”.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3RAKQ_M8g-bRBPsq19xsxdxX9qV2O96QgE0HWwf1HRQd2rmNtmH3iH2fbHSq3LHM4xEAvO1NiCqs6h28FUyXoYsHTEYupbLUltfuhdaT6o-J7BhNMzsBODfV_QEqaZWVQ-DHruDMkqVw/s1600/pagina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3RAKQ_M8g-bRBPsq19xsxdxX9qV2O96QgE0HWwf1HRQd2rmNtmH3iH2fbHSq3LHM4xEAvO1NiCqs6h28FUyXoYsHTEYupbLUltfuhdaT6o-J7BhNMzsBODfV_QEqaZWVQ-DHruDMkqVw/s640/pagina.jpg" width="499" /></a></div>
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<i>Grazie, Chan Marshall. </i></div>
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<i>Grazie per quel tuo concerto a Villa Arconati. </i></div>
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<i>E per tutto il resto.</i></div>
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<br /></div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/2J9at0yxVpI" width="560"></iframe></div>
Musicanidihttp://www.blogger.com/profile/01822424906264344944noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-32071645032121974562016-08-30T14:03:00.001+02:002016-09-02T18:19:05.963+02:00Giorgio Bassani - Il Giardino dei Finzi-Contini (1962)<div style="text-align: justify;">
<b><i>di Fragoladibosco </i></b></div>
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<br /></div>
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<i>...nella vita, se uno vuol capire, capire sul serio come stanno le cose di questo mondo, deve morire almeno una volta. E allora, dato che la legge è questa, meglio morire da giovani, quando uno ha ancora tanto tempo davanti a sé per tirarsi su e risuscitare... </i></div>
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<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZVtvr4lpCKddE8OzTnid1sScKSoOR8PMp_Mz6gvScZkqNWpWam5yUGOqg4-4isJSsCCXd8qhIUPi8Xby9MYjTU_z9rB2RUynpoDQzlNTrBSBz_muJEq3payT1QJKsnzPoXvbu3dxzA6w/s1600/giardino-dei-finzi-contini.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZVtvr4lpCKddE8OzTnid1sScKSoOR8PMp_Mz6gvScZkqNWpWam5yUGOqg4-4isJSsCCXd8qhIUPi8Xby9MYjTU_z9rB2RUynpoDQzlNTrBSBz_muJEq3payT1QJKsnzPoXvbu3dxzA6w/s320/giardino-dei-finzi-contini.jpeg" width="199" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Della serie "i grandi classici della letteratura italiana".
Poche parole, pochi cazzi, il capolavoro di Bassani mi ha sequestrato per tre-quattro giorni dalla mia vita reale. Una splendida detenzione, una prigione dorata che mi ha parecchio intristito dover abbandonare. Racchiuso nel gigantesco giardino della villa padronale della famiglia ebrea-ferrarese dei Finzi-Contini, ho seguito passo passo l'evoluzione dell'attrazione sessuale fra il mai nominato protagonista e Micol Finzi-Contini ai tempi delle famigerate "leggi razziali" nel biennio '38/'39 alla vigilia dell'invasione nazista in Polonia. </div>
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E' una piccola storia, comune a chissà quanti, ricostruita sui ricordi dell'autore, un microcosmo della provincia italiana che va a scontrarsi frontalmente con quello che stava accadendo in Europa. Un'oasi di pace dove le vicende di pochi ragazzi (i lunghi pomeriggi passati al campo da tennis, gli studi universitari a Venezia e a Bologna, le chiaccherate a ruota libera sulla politica, la letteratura, la poesia e, direi, l'arte in generale) si legano all'emozioni e alle frustrazioni di una comunissima storia d'amore dove uno viene dolcemente respinto dall'altra. Le solite donne, quelle che fanno soffrire, quelle a cui devi "rubare" un bacio per poter calmare il testosterone impazzito, quelle che ti vengono a dire "no, non possiamo rompere la nostra bellissima amicizia, il nostro rapporto non potrà avere mai un futuro, et cetera et cetera...". Ma-vaffanculo-va, ben sapendo, però, che dei sentimenti altrui nessuno può disporre. </div>
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<a name='more'></a></div>
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E'uno spaccato di vita giovanile, quella che normalmente tutti devono affrontare, è una linea di confine tra il mondo "classico" aristocratico e borghese e la rivoluzione che la II Guerra Mondiale apporterà nella cultura italiana e dell'intero mondo Occidentale. E' un quadretto idilliaco in una cornice storica fatta di sangue e di morte, di violenza e stupidità fascista, di deportazioni e lager nazisti. Bassani sembra voler dar spazio al passato e alla nostalgia, il presente si consuma nell'attimo e il futuro è a tinte fosche, rese ancora più buie dalle tragedie belliche che s'avvicinano all'orizzonte.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSKxauBXxmpgA9yzTpYTUJ090djMXKswNZZr8MWmobcQg11imMeoOSNI_frskFsnpuOLi3f1awd1Qtd3FgMr4rckN64LAj50ZK56xisMSL6sy8O9DZlfQO9eW9hUPhyRBsaXl7ufo-vNo/s1600/360864_20140413_bassani.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="110" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSKxauBXxmpgA9yzTpYTUJ090djMXKswNZZr8MWmobcQg11imMeoOSNI_frskFsnpuOLi3f1awd1Qtd3FgMr4rckN64LAj50ZK56xisMSL6sy8O9DZlfQO9eW9hUPhyRBsaXl7ufo-vNo/s320/360864_20140413_bassani.jpg" width="320" /></a></div>
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E' un romanzo di "formazione" dove il protagonista subisce sulla propria pelle la forza dirompente, nel bene e nel male, dell'amore, scritta nella meravigliosa prosa di Bassani, fatta di subordinate e contro-subordinate, di parentesi e incisi che s'incastrano alla perfezione in lunghi periodi che paiono dei puzzle perfetti, da leggere e rileggere per apprezzarne i passaggi architettonicamente più complicati. </div>
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E'un romanzo da leggere prima di morire. Io, fortunatamente, nella vita son morto solo un paio di volte ma, se proprio proprio devo dire la verità, non ho ancora capito sul serio come stanno le cose a questo mondo. Anzi, più gli anni passano e meno ci capisco. Forse i vecchi hanno ragione a essere rincoglioniti, forse è solo una corazza per poter sopravvivere e tirare avanti. </div>
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"Tiremm innanz!", come disse Antonio Sciesa, come lui avendo ben chiaro che, prima o poi, una secca fucilata nel petto non ce la toglierà nissùn.</div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="400" src="https://www.youtube.com/embed/07JcbhjShiY" width="600"></iframe>
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<i>(Dal capolavoro di Bassani fu tratto l'omonimo film del 1970 di Vittorio De Sica. Quello proposto sopra è un motivo tratto dall'introvabile colonna sonora della pellicola, scritto da suo figlio Manuel)</i></div>
Musicanidihttp://www.blogger.com/profile/01822424906264344944noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-60405265832149755372016-08-26T06:09:00.001+02:002016-09-02T18:15:33.160+02:00REC: Recensioni Estive Caninedi <b>RSK</b><br />
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In attesa che Seimani si riprenda<b> </b>dall'herpes epizootica che l'ha costretto a ritirarsi da tutte le scene e che anche quest'ennesima estate della nostra vita passi, vi proponiamo altri suggerimenti <b>estivi</b> per non farvi dimenticare che il tempo, senza la musica per decorarlo, sarebbe solo una sequela di scadenze produttive e di date in cui pagare le bollette, almeno così diceva il buon <b>Frank Zappa.</b></div>
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<b>ELIZABETH COOK: Exodus of Venus </b></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0kFnKoph8waixg9F7RRRdomb3Qo53-Z_LAIc-rmhHcKHmSehheS5ZgDA0v-4qDtfKhnDOWCKDfDqFKHmUoi64HkhJ_IFaxbuBJYZf2tSjT2AxvcpO1lEYtL2JHdyAxs9WXxELoGMTMV8/s1600/005487992_500.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0kFnKoph8waixg9F7RRRdomb3Qo53-Z_LAIc-rmhHcKHmSehheS5ZgDA0v-4qDtfKhnDOWCKDfDqFKHmUoi64HkhJ_IFaxbuBJYZf2tSjT2AxvcpO1lEYtL2JHdyAxs9WXxELoGMTMV8/s200/005487992_500.jpg" width="200" /></a></div>
L'amore per la musica country e soprattutto l'universo mondo che vi gravita attorno non è certo una novità per il sottoscritto. Ultimamente però, per motivi che sfuggono completamente alla mia comprensione, mi ritrovo ad ascoltarla sempre più spesso anche nelle sue varianti più discrete o meglio tendenti al pop (senza offesa). La parola d'ordine di questo disco è <b>Nashville</b>. <b>Nashville</b> non è solo ed evidentemente una cartolina o meglio un biglietto da visita eccelso nel mondo della musica ma anche un simbolo dell'industria musicale USA per eccellenza. Intorno a questo luogo mitologico muovono i fondamentali passi verso la gloria, centinaia di artisti, tra cui anche <b>Elizabeth Cook</b>, personaggio discretamente noto oltreoceano che pubblica qui il sesto album. In bilico tra l'easy listening e un rock chitarristico che non stride mai con la tipica voce country dell'artista. Al contrario stridono i pochi ma inevitabili passaggi souleggianti che interrompono un fluire convincente di un disco per pochi ma non per tutti. Sicuramente estivo. Astenersi perditempo, questo è country.<br />
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<b>FAWNN: Ultimate Oceans</b> </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvBowauRiQkmjvwAP8bT4GSFnQhBGLP1r9lA6gi8R9bpF94rNAull3t2JujIkfyIrZd3cRARv0FsUIYuidbbs_-1lvP_ENpONlvYCkGKNYlaO91mOVx9CeywA1LC-FGMfTbixtWXxInhI/s1600/FAWNN-album-cover-640x640.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvBowauRiQkmjvwAP8bT4GSFnQhBGLP1r9lA6gi8R9bpF94rNAull3t2JujIkfyIrZd3cRARv0FsUIYuidbbs_-1lvP_ENpONlvYCkGKNYlaO91mOVx9CeywA1LC-FGMfTbixtWXxInhI/s200/FAWNN-album-cover-640x640.jpg" width="200" /></a></div>
Dal Tennessee al Michigan del Midwest il passo è relativamente breve, si deve solo puntare decisamente verso Nord. In questo caso però la musica cambia e di molto: dal country, genere per antonomasia, si passa al dream rock dei <b>FAWNN</b> con un altro disco estivissimo, quasi USA e getta (senza offesa/2). Canzoni brevi, brevissime, incalzanti e di presa immediata.<br />
Due voci che si alternano con buona destrezza nei meandri di uno stile che riporta alla mente mille altre canzoni e mille altri gruppi: da certo indie rock di fine '80, primi '90 (<b>Breeders</b> su tutti), fino agli <b>Strokes</b> quasi plagiati nel incipit di <b>Secret</b> <b>Omnivore. </b>Bel dischetto.<br />
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<b>ED HARCOURT: Furnaces</b></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgV_vrhmi1sM_DgJG82W3SS2eMhghwfTz0pWLC02xNFLJ__wBNPaIvl6aNg8HlcqYei0TTTBUAC0hyphenhyphenFoDS17ssLYI_uahXblcogIaCFA2c0UsSMDTd0QP7yPmElV3IFWbYjfpETg9eg0SM/s1600/Ed-Harcourt-Furnaces.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgV_vrhmi1sM_DgJG82W3SS2eMhghwfTz0pWLC02xNFLJ__wBNPaIvl6aNg8HlcqYei0TTTBUAC0hyphenhyphenFoDS17ssLYI_uahXblcogIaCFA2c0UsSMDTd0QP7yPmElV3IFWbYjfpETg9eg0SM/s200/Ed-Harcourt-Furnaces.jpg" width="200" /></a></div>
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Sopravvissuto all'ennesima miracolosa ondata di <b>brit-pop</b> post millennium, soprattutto grazie al fatto di essere stato ascritto all'elite dei songwriter made in UK, quindi in pratica di aver ricevuto ad honorem il passaporto di semi-immortalità, <b>Ed Harcourt</b> continua, indisturbato, a sfornare dischi. Due anni fa l'ultimo ed oggi con questo <b>Furnaces</b> altalenante dimostrazione dello stato delle cose nella musica della perfida Brexit (senza offesa/3). Disco piacevole ma indolore che parte ricordandoci che i Radiohead, citatissimi, sono stati molto <i>british</i> prima di essere i maleducati e antisociali cavernicoli di oggi; passa per una serie di citazioni sfacciate tra <b>I Am Kloot</b> e <b>Doves</b> e con il consueto piglio da cantautore arriva addirittura a ricordarci che tra le nebbie dell'East Sussex non c'è nessuno ma proprio nessuno che non sappia che sono stati gli inglesi a inventare la musica...</div>
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Modestie a parte un disco ben fatto, ben confezionato che dimostra mestiere e mestiere ma anche e soprattutto tanto tanto mestiere. </div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/nrcrke_aAtM" width="560"></iframe>
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<b>LISA HANNIGAN: At Swim</b></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLaugRL3vrQXZApDoa3D_z6_nzMA2bNp139muH_ZzFZThNeRg1hrnxSk3QLjH_X9dNZPaKOo1V_-qVstH1qOqOsUMydr77z7UgJqfbeoLgFCFaoql2tJc1SayeRYrVDgxAYF1ZhkiP8Uw/s1600/474-474-Slider-AUG-16-MUSIC-Album-Month-Lisa-Hannigan-475PX2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLaugRL3vrQXZApDoa3D_z6_nzMA2bNp139muH_ZzFZThNeRg1hrnxSk3QLjH_X9dNZPaKOo1V_-qVstH1qOqOsUMydr77z7UgJqfbeoLgFCFaoql2tJc1SayeRYrVDgxAYF1ZhkiP8Uw/s200/474-474-Slider-AUG-16-MUSIC-Album-Month-Lisa-Hannigan-475PX2.jpg" width="200" /></a></div>
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E adesso sciallezza assoluta. Classica, classicissima e senza tempo la bellissima voce di <b>Lisa Hannigan</b> virtuosa cantautrice irlandese. Artista totale capace di muoversi tra musica e teatro e lasciare tracce di sé nella discografia di un talento ben più noto come <b>Damien Rice</b> di cui la nostra è seconda voce nei due dischi fondamentali del cantautore della verde Irlanda, ovvero <b>O</b> e <b>9. </b>Dal 2007 spicca il volo, sola e produce due dischi prima di una pausa e di <b>At Swim</b>, la sua terza fatica. Voce bellissima si è detto, provare per credere, che si prende completamente la scena in un disco di ballate soffici ed eteree virate al folk. Ideale per i tramonti, lontani dalla pazza folla, o le albe in solitudine quando il resto del mondo ancora dorme. E lasciatelo dormire...(senza offesa/4)<br />
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Musicanidihttp://www.blogger.com/profile/01822424906264344944noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-19042940413415265242016-08-11T03:12:00.000+02:002016-08-30T14:07:04.929+02:00Ten Summer After: Dinosaur Jr, Gov't Mule, Neko Case, Laura Veirs, k.d. Lang<div style="text-align: justify;">
di <b>RSK </b><br />
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<b>GIVE A GLIMPS OF WHAT YER NOT - Dinosaur Jr.</b></div>
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<b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEia82wqO3GOt8hQX0jBXLb54ZGhTFLpgJlKn28OE6f_2CJHauzb97Pg2v_EoMbCNy9mGp8DJk2DiwQmyTI1xRLuu01VVgsHsP9PqOChIIO8a1voSkPeSPceGgAG5H9DfjWTlwUU8piopMQ/s1600/dinojr.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEia82wqO3GOt8hQX0jBXLb54ZGhTFLpgJlKn28OE6f_2CJHauzb97Pg2v_EoMbCNy9mGp8DJk2DiwQmyTI1xRLuu01VVgsHsP9PqOChIIO8a1voSkPeSPceGgAG5H9DfjWTlwUU8piopMQ/s200/dinojr.jpg" width="200" /></a></b></div>
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Il fottuto rock n' roll è morto. Viva il fottuto rock n' roll. E così in piena estate, in pieno trip da megaipersuperstra festival, quando i critici sono impegnati a prodigarsi in piroette improbabili per essere contemporaneamente in cento posti diversi e criticare a tutto spiano la fallimentare performance del vecchietto di turno, degli ex-sballoni di una volta o dei nuovi divetti del cazzo che dureranno due minuti e un quarto, i <b>Dinosaur Jr.</b> sfornano un disco nuovo. Così, giusto per non gradire, fuori stagione. Loro che fuori stagione lo sono sempre stati anche quando era il loro tempo, quello giusto; loro che il rock n' roll l'hanno sempre preso un po' in giro reinventando obliquamente dei canoni classicissimi sulla scia del <b>Cavallo Pazzo</b> e facendo di una passione un lavoro vero! Come solo nel mondo stelle e strisce è possibile. Loro che l'ultimo l'avevano pubblicato quattro anni fa e in mezzo soprattutto progetti solisti con un ottima prova di <b>J.Mascis</b> nel 2013 (<a href="http://musicanidi.blogspot.com/2014/09/musicanidi-di-maurisio-seimani-la-hell.html" target="_blank">recensione qui!</a>). Loro che si erano estinti ancor prima di cominciare affibbiandosi un nome così. Loro che "chi gliel'ha fatto fare" ma in fondo loro, sempre loro, che "viva l'indie rock e i <b>Pixies</b> i <b>Pavement</b> e le <b>Breeders</b>" e tutta quell'ondata alternativa a cavallo tra gli '80 e i '90, miracolosa, irripetibile.</div>
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Loro perché no? Se il disco è bello! Ma se invece è brutto? Perché?<br />
Secondo voi per i Dinosaur Jr. è più facile fare un bel disco o un disco brutto?</div>
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Ascoltatelo: i riff sono quelli giusti e sono parecchi; la voce di J.Mascis è sempre la stessa, per fortuna, così perfetta nella sua imperfezione lo-fi. Le canzoni pigliano immediatamente e fanno saltare scompostamente, ma senza lasciare quel gusto di retrò, segno che il genere è in salute e non è né vecchio né invecchiato. Un disco vitale, vivo, sghembo, parecchio accelerato. Ma perché dovrebbero essere <b>Mascis</b> e <b>Barlow</b> a inventarsi qualcos'altro di nuovo? Che cosa volete da loro? Che cosa volete da un "critico musicale" in pieno agosto?<br />
Allora statevene buoni e tranquilli, se ci riuscite muovendovi al ritmo dei Dinosauri, alzate il volume e via. Non ve ne pentirete! </div>
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<b>THE TEL-STAR SESSIONS - Gov't Mule</b></div>
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Se il nome Allman's Brothers per voi non significa nulla allora tanto vale che smettiate di leggere queste righe subito. Presentiamo infatti qui l'ennesima rivisitazione del <b>Southern Rock</b> reso famoso da Gregg e Duane "Free Bird" Allman e soci negli anni '70 e che nei '90 ha portato alla genesi di una costola chiamata <b>Gov't Mule</b> o <b>Government Mule</b> guidata dal fido <b>Warren Haynes </b>uno che con la chitarra ci sa fare alla grande e che, per dire, ha fatto parte dei Dead il gruppo sorto dalle ceneri dei mostri sacri <b>Grateful Dead</b>! </div>
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Ok la psichedelia qui c'entra poco però credo che sia sufficiente per farvi un'idea di cosa vi aspetta nell'ora scarsa di musica che offre questo disco di inediti con registrazioni invero risalenti al 1994, anno della formazione della band. Il buon vecchio rock al massimo della forma ad uso e consumo di appassionati vecchi e piccini che non si stancano della musica del diavolo! Un esempio di virtuosismo chitarrista mai sbracato che porta alla mente il periodo d'oro del genere dai '60 in poi quando questo tipo di musica era considerata, a torto o ragione, rivoluzionaria e filtrava, alzando il volume, l'esperienza primigenia del blues! Direttamente dai famosi campi di cotone della segregazione sudista made in USA alle divagazioni sballate dei figli dei fiori bianchi! Un genere intramontabile e che manco a farlo apposta trova il massimo del consenso durante l'estate nei mille festival disseminati in giro per il mondo dove le vecchie glorie, sempre più vecchie, sfoderano la chitarra, immortale. Rock'n Roll never die...</div>
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<b>ATOMIC NUMBER - Case/Lang/Veirs</b></div>
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In un epoca di volumi a palla, rumori scomposti e grida sguaiate un disco come questo non può che passare inosservato ecco perché ci piace menzionarlo e cercare, in qualche modo di farlo conoscere. Anche solo semplicemente per dire che esiste ancora chi cerca di comunicare senza gridare, senza scomporsi, senza, insomma, esagerare. Questo al di là del fatto che il disco meriti o meno sperticate lodi. In effetti le premesse sono in parte disattese visto che pronti via si tratta di un disco a tre voci, a sei mani, che vede come protagoniste tre artiste con la A maiuscola come <b>Neko Case</b> (10 minuti di standing ovation), <b>k.d. Lang</b> (sperticate lodi) e <b>Laura Veirs</b> (<b>Warp & Weft</b> del 2013 <a href="http://musicanidi.blogspot.com/2013/10/rec-recensioni-in-breve.html#more">qui</a>). Tre artiste vere, capaci in epoche diverse e attraverso diverse e personali traiettorie di farsi apprezzare e amare in lungo e in largo (soprattutto negli USA, ad essere sinceri). Un disco che, quindi, ancor prima di un ascolto approfondito, darebbe l'idea di un classico, di uno "standard" alla voce <i>songrwiting. </i>Per certi versi è proprio così: le tre artiste cercano e trovano una compattezza che fa proprio pensare ad un lavoro fatto in congiunto e non a tre teste pensanti e indipendenti che si trovano solo per registrare dei brani. La personalità di ognuna viene ben fuori senza soffocare l'altra, ma il punto è proprio questo: alla fine l'opera risulta eccessivamente compatta e scorre via senza un sussulto importante, senza un pezzo memorabile, senza, si direbbe nella musica pop, un hit. Poco male, vale comunque la pena prendersi del tempo e magari in compagnia di un buon libro scoprire le note, le liriche e le sfumature di tre artiste uniche.</div>
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Musicanidihttp://www.blogger.com/profile/01822424906264344944noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-57569457563369317782016-08-11T03:11:00.001+02:002016-08-11T03:11:59.353+02:00Musica e parole: Il Potere del Cane<div style="text-align: left;">
Di <b>TheDrillerKiller</b></div>
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<i>Vivos los llevaron </i><br />
<i>Vivos los queremos </i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqiX0iwUAharjnThyphenhyphen6qX8bPXJ2LSSZ5U_4gC12ODb7ZP6uwFebJaMR-bvbvJfSAWDmXC4LP8fSajn_XHzgeHGIqetIDnuImviS4Una4EaHUKs3rA4tr2mP6A_NDpyp1XjQHpd41fYHIiM/s1600/Messico-ayotzi-striscio-blanco-y-negro.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqiX0iwUAharjnThyphenhyphen6qX8bPXJ2LSSZ5U_4gC12ODb7ZP6uwFebJaMR-bvbvJfSAWDmXC4LP8fSajn_XHzgeHGIqetIDnuImviS4Una4EaHUKs3rA4tr2mP6A_NDpyp1XjQHpd41fYHIiM/s200/Messico-ayotzi-striscio-blanco-y-negro.jpg" width="200" /></a></div>
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I muri parlano, ad <b>Ayotzinapa</b> così come sulle strade del Messico, i muri parlano e raccontano la storia di morti, sparizioni, rapimenti e omicidi. Parlano di violenza, parlano di un paese sprofondato nella violenza, un paese in guerra. Un paese che viaggia dai primi anni del secolo ad un ritmo di 10.000 omicidi all'anno con un picco dal 2007 in poi che ha portato la cifra quasi a triplicarsi arrivando negli ultimi sette anni alla quota di 85.000. Omicidi di studenti, assassini di giornalisti, di migranti, di donne, di bambini, sparizioni di rappresentanti della società civile e soprattutto omicidi di Stato, ma non era una guerra al narcotraffico?<br />
Come quelli di <b>Ayotzinapa</b> dove nel 2014, 43 studenti di un istituto magistrale in viaggio per Città del Messico vengono intercettati a <b>Iguala</b> nello Stato di<b> Guerrero</b> dalla polizia e sequestrati dopo una cruenta sparatoria che lascia diversi cadaveri tra cui un paio di malcapitati e un giovane torturato a cui viene scuoiata la pelle del viso e cavati gli occhi. Da quel momento in poi solo supposizioni e una certezza, anzi due. I 43 desaparecidos non sono più tornati a casa e il sindaco e la moglie di Iguala vengono arrestati e incriminati il mese successivo. </div>
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Un fatto incredibile e simbolico, reale e terribile che racconta di come le istituzioni siano completamente colluse e complici della violenza cieca del narcotraffico tanto da chiedergli favori di ordine pubblico come far sparire 43 studenti che chiedevano solo un mondo più giusto; racconta di come i cartelli della droga siano prepotentemente radicati negli ingranaggi delle istituzioni del grande paese nord americano. </div>
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Il cartello di <b>Sinaloa</b>, il cartello di <b>Tijuana</b>, del <b>Golfo</b>, degli <b>Zeta</b>, i <b>Cavalieri Templari</b>, la Famiglia <b>Beltran-Leyva</b>, la Famiglia di <b>Michoacan</b> e quella di <b>Jalisco Nuova Generazione</b> solo per citare alcuni nomi tra i più conosciuti, rappresentano la chiave di lettura della trasformazione del traffico di droga da almeno 40 anni a questa parte nel suo cammino sempre più redditizio verso la destinazione finale. <b><i>Colombia - Messico - Usa</i></b>. Questo triangolo della morte ha incrementato il suo commercio grazie anche e soprattutto alla firma di accordi di libero commercio come il NAFTA entrato in vigore il 1º gennaio del 1994, non a caso lo stesso giorno scelto dall'<b>EZLN</b> per mostrarsi al mondo . Il libero commercio, delle merci, delle multinazionali, che soffoca i piccoli e medi produttori, le piccole e medie imprese, i contadini e gli allevatori ma che permette ai narcotrafficanti di ritrovarsi il cammino del loro traffico libero da impedimenti, controlli e seccature. Il liberismo, il libero mercato. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgU4W-bh6zsmlFY1UWcY2lE3c8_K4sRCl6-DAIvdK720FtL2RT2HQ7Wb36VJReOmhz6Ng849LU6jExDechkoMHa_zWQJBLNgOwQoutTgXdC5g6gW7BWlzFNNIhYNOnkhZU0ExddIqgU5Tg/s1600/4640_DonWinslow_1246399842.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgU4W-bh6zsmlFY1UWcY2lE3c8_K4sRCl6-DAIvdK720FtL2RT2HQ7Wb36VJReOmhz6Ng849LU6jExDechkoMHa_zWQJBLNgOwQoutTgXdC5g6gW7BWlzFNNIhYNOnkhZU0ExddIqgU5Tg/s200/4640_DonWinslow_1246399842.jpg" width="128" /></a></div>
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Un file rouge che <b>Don Winslow</b> conosce bene e denuncia con grande maestria narrativa in un romanzo avvincente e sorprendente come <b>Il Potere del Cane</b> (2005). In un caleidoscopio di fuochi d'artificio a base di piombo caldo e sangue a fiumi, il giallista newyorkese, ci racconta la nascita e l'apogeo di un cartello messicano, di Sinaloa, dal 1975 al 2000. Lo fa con una narrazione asciutta, poco propensa al melodramma, una cronaca secca e infernale di terribili omicidi, tradimenti e fughe mirabolanti in un contesto però non solo realistico ma reale. Se i nomi e i protagonisti sono inventati, infatti, le loro storie sono vere e la cronaca è lì a dimostrarlo in tutta la sua terribile crudezza. <b>Art Keller</b> detective della DEA, il buono della faccenda, è costretto ad inseguire i fantasmi di un passato zeppo di errori nel quale è riuscito nell'impresa di sostituire un signore della droga con un altro dando potere a una famiglia di narcotrafficanti.<br />
La resa dei conti aleggia per tutte le oltre 500 pagine del romanzo. In mezzo c'è di tutto: dall'origine del male, cioè la <b>Colombia</b> in guerra, con le FARC, i gruppi paramilitari, i contadini che coltivano la coca e vengono irrorati di veleno dagli aerei delle multinazionali di cui sopra; passando per l'<b>America Centrale</b>, le sue guerre, rivoluzioni e controrivoluzioni, fino al <b>Messico</b> di cui si è già detto. Ma l'ombra lunga che muove i fili è sempre quella degli <b>Stati Uniti</b>; creatori di infiniti piani eversivi che giustificano orrendi crimini con la scusa della difesa personale, del contrasto al "comunismo" o a qualsiasi movimento o gruppo "eversivo" che richiami quell'idea. I piani citati nel romanzo sono reali così come reali sono i gruppi paramilitari addestrati dai marines, la contra in <b>Nicaragua </b>voluta dagli USA, gli assassini del Monseñor Romero (oggi beato) in <b>Salvador </b>cresciuti, istruiti e foraggiati dagli USA, alla famigerata SOA (School Of Americas). </div>
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Reali sono gli intrecci tra lo Stato, la Chiesa e i cartelli della mafia soprattutto nel Messico odierno. Un quadro disarmante, un inferno dantesco dentro al quale si muovono un'infinità di personaggi degni di un'epopea. Un'opera nella quale il protagonista non è altro che una pedina che annaspa cercando disperatamente di avere ragione di un rompicapo più grande di lui: </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_n6KFviFrTbuS1nyRLKx_53LH6mmt0aurmlVPJ4kQmN6QhvewzuD0nNGp3Saq3P1wCw_FB5ky90_TXlqV8GeG328Exe-CDiMxEI8ccivvQFcPnA9hyphenhyphenwYmQNlnIjRdTitNPhkMLNs5Kl8/s1600/colombia-plan.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="143" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_n6KFviFrTbuS1nyRLKx_53LH6mmt0aurmlVPJ4kQmN6QhvewzuD0nNGp3Saq3P1wCw_FB5ky90_TXlqV8GeG328Exe-CDiMxEI8ccivvQFcPnA9hyphenhyphenwYmQNlnIjRdTitNPhkMLNs5Kl8/s200/colombia-plan.jpg" width="200" /></a></div>
<i>"Sono solo il complice di una guerra segreta. La Guerra alla droga. L’ho combattuta tutta la vita, maledizione, ma per che cosa? Per vedere miliardi di dollari sprecati nel vano tentativo di bloccare il passaggio degli stupefacenti attraverso una frontiera che è un colabrodo? Per scoprire che soltanto un decimo dei fondi stanziati viene speso in campagne di informazione e programmi di cura, contro i nove decimi destinati alle attività di repressione? E come se non bastasse, nessuno ha mai investito abbastanza per risolvere il problema alla radice. Spendiamo miliardi per tenere in prigione i colpevoli di reati connessi alla droga, e le carceri si riempiono a tal punto che siamo costretti a liberare degli assassini. Per non parlare del fatto che in America i due terzi dei crimini «non connessi alla droga» vengono compiuti da persone che si trovano sotto l’effetto degli stupefacenti o dell’alcol. E le nostre soluzioni sono le solite, inutili non-soluzioni: costruire nuove prigioni, assumere più poliziotti, spendere altri miliardi di dollari per non curare i sintomi ed evitare a tutti i costi di studiare la malattia. Nel quartiere dove abito, la maggior parte di quelli che vorrebbero disintossicarsi non possono nemmeno permettersi di entrare in terapia: le polizze sanitarie che rimborsano quel genere di interventi costano una fortuna, e sono in pochi ad averle. E la lista d’attesa per ottenere un posto letto in un centro di cura convenzionato va da sei mesi a due anni. <b>Spendiamo quasi due miliardi di dollari per avvelenare i campi di coca e i bambini in una zona sperduta della giungla colombiana, e a casa nostra non abbiamo i soldi per aiutare chi vuol farla finita con la droga</b>. È una follia!"</i> </div>
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Quale colonna sonora? Quella che volete, ma, per capire a fondo quanto sia radicata la cultura del traffico e dei cartelli nella società messicana potreste disgustarvi con la violenza dei <b>narcocorridos</b>, le storie cantate allo stile <i>norteño</i> o al ritmo della <i>ranchera</i> che narrano le vicende di questi violentissimi semidei che decidono della vita e della morte dei loro concittadini. Ce ne sono tanti di gruppi o cantanti che per 5 minuti di celebrità sono disposti addirittura a colludere con i cartelli, un po' come i nostri neo melodici napoletani che molto spesso fanno il filo ai camorristi di turno. I più famosi sono senz'altro <b>Los Tigres del Norte</b> da Sinaloa.
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Musicanidihttp://www.blogger.com/profile/01822424906264344944noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-57788751810089311312016-08-04T09:47:00.000+02:002016-08-08T00:51:38.496+02:00The Sonora Pine - II (1997)<b><i>di TommyThecaT</i></b><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdBbRmKoavp-prDZrttzclqF7sxWhokHHwotzEyFLa3SeQdFIbte36NCfcz_zjUf5FIoF3NwPW-Qn7E5FI0xAD7LPcWcUECDsOaPlt8UJ6OdKwhZ-FKvXkZCnh2ZGOpKWJfq2ApLfEojUG/s1600/5020974.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="175" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdBbRmKoavp-prDZrttzclqF7sxWhokHHwotzEyFLa3SeQdFIbte36NCfcz_zjUf5FIoF3NwPW-Qn7E5FI0xAD7LPcWcUECDsOaPlt8UJ6OdKwhZ-FKvXkZCnh2ZGOpKWJfq2ApLfEojUG/s320/5020974.jpg" width="320" /></a></div>
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Quei 40 chilometri che dividono Salò da Riva sono uno dei migliori scorci che la provincia bresciana (e non solo) possa regalare a un viaggiatore attento e curioso. Dietro a ogni curva, fra una galleria e l'altra, al di là delle ville storiche, si nascondono mille cartoline colorate dal blu notte del lago profondo, dal verdone intenso del <b>Parco dell'Alto Garda</b>, dalle macchie violacee delle bouganville tropicali, dal verde argentato degli oliveti.</div>
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Tutto cambia in un attimo, è un percorso lento e imprevedibile come le ballate sgraziate dei <b>The Sonora Pine</b>, ennesimo gruppo capolavoro nato dall'incredibile esplosione musicale di <b>Louisville - Kentucky</b> dei primi anni novanta. Gli ex Rodan <b>Tara Jane O'Neil</b> al basso (mirabile anche la sua carriera solista) e <b>Kevin Coultas</b> alla batteria sono accompagnati dal violino minimalista di <b>Samara Lubelski</b>.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhe1_Uvch3BBnoiA7A0qe4A5e4NOYKJnyzraOsrhJj4jyChft20-_mXa1xUW5lWJMkBvUkzczfsuubbWMIFtwcRxFuxtikNfoBO3OzUSmR9pi9pHwHUfw3pj91UhI3EwKuk2PtueEgSaoF4/s1600/cover326x326+%25281%2529.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhe1_Uvch3BBnoiA7A0qe4A5e4NOYKJnyzraOsrhJj4jyChft20-_mXa1xUW5lWJMkBvUkzczfsuubbWMIFtwcRxFuxtikNfoBO3OzUSmR9pi9pHwHUfw3pj91UhI3EwKuk2PtueEgSaoF4/s320/cover326x326+%25281%2529.jpeg" width="320" /></a></div>
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La loro è una <b>musica di gran classe, classico post-rock anni '90 narcotizzante a bassissima fedeltà</b>. Nei sette pezzi i suoni e i silenzi si alternano e si compensano a vicenda, il violino regala passaggi senza capo nè coda, le lente proposizioni si avvolgono su loro stesse, sono malinconiche girovagazioni senza alcuna metà, schizzi musicali appena abbozzati.</div>
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<b><i>II</i></b> del 1997 è un album perfetto da ascoltare nei momenti di vuoto, magari cullati dal dondolio di un'amaca o dal rollio continuo di piccola imbarcazione. E'un <b>lavoro che lascia pochissime via di fuga</b>, sono rari gli scatti che vi daranno la forza di alzarvi per stappare l'ennesima birra o recuperare qualcosa da fumare.</div>
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Musica che può regalare dolce benessere e beata tristezza ma anche inquietudini sotterranee o drammatiche incertezze. Musica statica senza riferimenti spaziali e temporali, una <b>bolla sonora</b> in cui potrà essere curioso immergersi. Come muoversi liberi in quel tratto prealpino a strapiombo sul lago...come quella strana sensazione di nausea che la paura del vuoto può regalare, ben sapendo che, a volte, lasciarsi andare potrebbe essere la cosa più bella del mondo.
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/4bUoQ4TDpA0" width="560"></iframe><br /></div>
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<u>Tracklist </u></div>
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1. Eek</div>
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2. Cloister </div>
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3. Long Ago Boy</div>
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4. Weak Kneed </div>
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5. Snow's Cut Snapshot </div>
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6. Baby Come Home </div>
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7. Linda Jo - 28:13</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/08314301742312594107noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6960909140808594870.post-13352886615775658522016-08-01T09:28:00.000+02:002016-08-04T09:47:27.502+02:00Radiohead - A Moon Shaped Pool (2016)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwVhQK6vLhAaPwxPqC1jzGBTonnhEtF5pJYpOjy2NteMWfopExPDYbiLkDX5fgU7DoBuJJ1h7CHK6CCanMfFh4lGaT3SNp-4dt0IpPr34Djey2j4bfgXsGRxUPK_Z6WyEOCLD5dLR4xmk/s1600/0.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="126" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwVhQK6vLhAaPwxPqC1jzGBTonnhEtF5pJYpOjy2NteMWfopExPDYbiLkDX5fgU7DoBuJJ1h7CHK6CCanMfFh4lGaT3SNp-4dt0IpPr34Djey2j4bfgXsGRxUPK_Z6WyEOCLD5dLR4xmk/s200/0.jpg" width="200" /></a></div>
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<i>Se non siete più disposti ad ascoltare la musica, diteci almeno perché. Perché quello che prima aveva un senso improvvisamente smette di averlo e semplicemente cessa di esistere. Cosa succede realmente? Le molecole si dissolvono, si polverizzano e tutto ciò che fino a poco prima aveva un senso, quasi assoluto, non ne ha più? Non capisco. Io stesso sono parte di questo gioco, al massacro. Io stesso, mosso dalle migliori intenzioni, ho smesso di farmi le domande giuste e ho cominciato a dimenticare, lasciare alle spalle quello che prima era il mio tutto, il mio universo. Adesso non c'è più e non capisco perché. Definitivamente, è questo il nuovo medioevo, l'epoca dell'incomprensione assoluta del megafono che distorce tutto, ogni significato, ogni logica. I tasselli che fino a poco fa erano al posto giusto, sembravano al posto giusto, sono scoppiati, esplosi, dissolti nel nulla o meglio in qualcosa che sembra il nulla.</i></div>
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<i>Ecco perché ci vorrebbe più tempo per capire, per giudicare, per comprendere. Ma invece nessuno è disposto ormai ad aspettare nemmeno un secondo. Ecco perché ci arrendiamo, mi arrendo. Mi rifugio nella caverna? No ripiego, scappo, vengo relegato nella caverna. Non posso uscirne, in alcun modo. La violenza, l'ignoranza, la fallacia, l'ignavia mi mantengono isolati alla ricerca della sopravvivenza. Il fuoco mi scalda, il ricordo mi mantiene in vita...almeno...fino...al crepuscolo.</i></div>
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<i>di <b>RSK </b></i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhebKaRDFCVHfixFtZ00LrxmdI_p7JAgafWrj5jQIqgbMGD8k8ISqb7WPC6V0w_kMwok0y9QyBd06yz9odJoYIM2WgmqlpJdI72873dq-wlNFQWqaHU188nWyTAwomTRkp9Yw4BSxuJgCA/s1600/960.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="112" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhebKaRDFCVHfixFtZ00LrxmdI_p7JAgafWrj5jQIqgbMGD8k8ISqb7WPC6V0w_kMwok0y9QyBd06yz9odJoYIM2WgmqlpJdI72873dq-wlNFQWqaHU188nWyTAwomTRkp9Yw4BSxuJgCA/s200/960.jpg" width="200" /></a></div>
E così è accaduto l'inevitabile. I <b>Radiohead</b> non sono più, è ufficiale, la più grande e importante rock band del mondo. Semplicemente hanno smesso di esserlo. Un po' se la sono cercata, un po' è successo ciò che era inevitabile. Poco importa stabilire se è la musica che va stretta ai Radiohead se è questo mondo che non se li merita o se semplicemente hanno smesso di esserlo perché era naturale, era giusto così. Sono lontani i tempi delle rivoluzioni musicali, delle sperimentazioni intergalattiche, dei miracoli inattesi. Sono lontani i tempi dei capolavori <i>popular</i> che mettono d'accordo tutti (<b>Ok Computer</b> (1997) quasi 20 anni fa). Sono lontani i tempi dei capolavori assoluti (<b>Kid A - Amnesiac </b>dal 1999 al 2001). I Radiohead hanno segnato e si sono legati ad un epoca, travalicandola andando oltre, dimostrando che accontentarsi non è mai la strada giusta. Palesando un gusto e una sete unici per l'inesplorato, ciò che non si conosce. Nel 2016 essere e rappresentare tutto questo non è facile, per niente. Ecco perché un disco, un qualsiasi disco di questa grandissima band dell'<b>Oxfordshire, </b>oggi come oggi può, d'acchito, suonare come stantio, vecchio, perfino noioso. Sicuramente fuori moda. Ecco perché ci è voluto, giustamente e rispettosamente del tempo, prima di poter, a mente lucida o per niente lucida esprimere due o tre giudizi sul loro nono album: <b>A Moon Shaped Pool</b>.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglwjDlAqpIFgpnE-4hT45MUjhHCGQVnGC3ABHKq4nt9tgmLW4ALmYB44DDWHAT-Nggn2fQ7qlIAPGcODSngw9LkVvYio_Zs_HrrT3GuGBEBUbFhshmbeNqgpOGp1dk_qRQJgzgJ5fVjLs/s1600/a-moon-shaped-pool_wzdkpe.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglwjDlAqpIFgpnE-4hT45MUjhHCGQVnGC3ABHKq4nt9tgmLW4ALmYB44DDWHAT-Nggn2fQ7qlIAPGcODSngw9LkVvYio_Zs_HrrT3GuGBEBUbFhshmbeNqgpOGp1dk_qRQJgzgJ5fVjLs/s200/a-moon-shaped-pool_wzdkpe.jpg" width="200" /></a></div>
Disco che ha fatto più rumore per le modalità attraverso le quali è stato presentato al pubblico piuttosto che per i contenuti; dimostrazione, una volta di più dell'epoca vuota e inconsistente che stiamo attraversando. In realtà a cominciare dai singoli di lancio, tra cui l'epocale <b>Daydreaming </b>merita sicuramente una menzione speciale, ci saremmo tranquillamente potuti accorgere come questo sia un disco di assoluto rispetto nella discografia, estesa ed immensa della band. Un disco di canzoni che si rivelano con una certa "goffa" lentezza, contravvenendo alle regole dell'immediato, alle regole del pop. Per questa ragione non, sicuramente, un disco di musica pop. Piuttosto un'ulteriore capitolo nell'epopea della sperimentazione musicale innamoratasi, improvvisamente, del jazz. Il jazz come approccio, come filosofia musicale. Il jazz come ricerca di uno stile analitico dentro l'assoluta e profonda gioia dell'improvvisazione. Superate le due prime hit, della seconda si è già detto, la prima <b>Burn The Witch</b>, che rimane in testa più per il suo accostamento al video che per altro, si entra comodamente nella caverna dei Radiohead. Una caverna inaspettatamente accogliente e decisamente avvolgente: da <b>Decks Dark</b> che mi ricorda certe costruzioni sonore indie care ai <b><i>Blonde Redhead</i></b>, alla bellissima <b>Desert Island Disk</b> che fin dal titolo è un omaggio e un ritorno al rock anni '70, quello psichedelico.<br />
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Sommessamente <b>Ful Stop</b> riporta a galla l'elettronica cara alle ultimissime produzioni, anche quelle che hanno apertamente fatto cilecca, di Yorke e soci. Una ritmica incalzante e paranoica, una voce appena sovrapposta e un letto musicale ipnotico che poi sfocia nel consueto apogeo chitarristico. Un tantino già sentito, mi sembra. Le belle sorprese ritornano con l'intermezzo gustoso di <b>Glass Eyes </b>una breve ma intensa poesia; bellissimo il testo che parla di una persona spaesata appena giunta in un luogo apparentemente ostile. Il panico prende il sopravvento. Chi ha orecchie per intendere intenda.<br />
<b>Identikit</b> sembra un viaggio a Bristol, con una chitarrina psichedelica che alla fine ti entra nella testa inevitabilmente. Altro gran pezzo. Seguire questa scia di delicati frammenti di suite sembra essere la chiave di lettura necessaria per comprendere questo disomogeneo disco. Ricercare gli hit ad alto volume risulta improduttivo. <b>The Numbers, </b>la parola agli alieni: incipit Seventies, nessuno mi può convincere del contrario, un pianoforte che si diverte a fare capolino qua e là e un altro pezzo avvincente a lungo andare. Con <b>Present Tense</b> è l'ora di aprire gli occhi di nuovo di fronte alla realtà, i messaggi disseminati qua e là come al solito sono parecchi:<i>"Non farti buttare giù, resta leggero e cerca di non fermarti". </i>Il pezzo che può essere ricondotto all'idea di ballad (per i Radiohead) in un crescendo, soprattutto dei cori, è molto bello, e direi che i punti notevoli del disco a questo punto sono già tanti.<br />
Guardiamoci intorno, le pareti strette, l'oscurità che incombe. Fuori è un mondo buio ma dentro la caverna che destino ci attende? Il coraggio va preso a due mani, che cosa cerchiamo di tenere lontano accendendo il fuoco? <b>(Tinker, Tailor, Soldier...)</b><br />
Il disco si chiude con una pseudo nenia: <b>True Love Waits</b>, che per gli amanti del gossip a tutti i costi, potrebbe essere un omaggio personalissimo di Thom Yorke al matrimonio naufragato. Il pubblico è anche privato e viceversa.<br />
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Inutile scomodare termini inflazionati come capolavoro o opera d'arte. Piuttosto teniamoci strette le parole che il linguaggio sembra essere un'arma fondamentale nella "guerra" che incombe prima di tutto dalla bocca degli stolti. Inutile esprimere giudizi affrettati per un lavoro che invita e richiama alla calma. Invita a respirare profondo, a scollegarsi dagli orpelli di un mondo in connessione; folle, ignorante e perpetua connessione. Invita a riflettere se davvero quella caverna nella quale ci siamo ficcati per volontà o per forza sia il posto più sicuro. Utile invece sottolineare che un disco come <b>A Moon Shaped Pool</b> richiede un lavoro lungo, pensato, faticoso, difficile, sudato e appassionato. Aggettivi da rivalutare e apprezzare più di ogni singola nota, di qualsiasi azzeccato ritornello o di una strofa più incisiva di un'altra. Come sempre i <b>Radiohead</b>, in questo non solo una rock band, sono artisti creativi dell'immagine e del marketing oltre che del suono e della musica; creano un'opera a tutto tondo. A noi decidere se questo abbia ancora un senso oppure no.<br />
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Voto: <b>8</b><br />
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Musicanidihttp://www.blogger.com/profile/01822424906264344944noreply@blogger.com16