Ten Years After: Radar Bros, Red House Painters, Kate Bush, Black Sabbath, The Animals

di RSK
Si stava meglio
quando si stava meglio
 Anonimo

 RADAR BROS. (2005)

Radar Bros. Con il punto o senza il punto oppure nella dicitura completa: Radar Brothers. Comunque li si voglia chiamare sono sempre loro; californiani, di Los Angeles, creature dei sogni, spintisi fino al XXI secolo grazie agli sforzi alterni di Jim Putnam, figlio d'arte. Un'idea romantica ed eterea della musica si incontra con l'indie in voga negli anni '90, decennio che da i natali al gruppo che, secondo i miei gusti, da il meglio di sè nel 2002 con il precedente, imperdibile ...And Surrounding Mountain. Questo The Fallen Leaf Pages pur essendone una continuazione e non discostandosi troppo stilisticamente parlando dal predecessore mostra una certa mancanza di smalto soprattutto al netto dei singoli pezzi. Preso per intero il disco infatti continua a risultare un piacevole mix di low-fi malinconico e beach boys sound al rallentatore, molto al rallentatore, di psichedelia à la Summer '68. Fotografie scolorite di un tempo che fu. Il problema è l'assenza di singoli di peso come nel precedente ma continua ad essere un buon modo per fare conoscenza di un gruppo di cui non potrete far altro che innamorarvi. Buon viaggio.



RED HOUSE PAINTERS (1995)

Dall'indie del Radar Brothers passiamo ad un più comodo, si fa per dire, e mainstream folk rock. Mark Kozelek oggi felicemente portabandiera del progetto Sun Kill Moon, nel 1995 pubblica Ocean Beach segnando una svolta stilistica, folk e intimista del gruppo fondato nel 1992: i Red House Painters. Voce e chitarra, suoni rarefatti, testi malinconici ma meno distruttivi del solito. Ocean Beach gioca con le radici della musica e restituisce un Kozelek più disposto a dialogare e meno orso che in passato. Un disco che in un certo senso può avere, almeno nell'attitudine, qualcosa in comune con quello recensito sopra. I Red House Painters, è vero, sono unanimemente considerati come tra i maggiori rappresentanti del cosidetto slo core, ma non sembra affatto il caso di questo disco.

KATE BUSH (1985)

Uscisse oggi un disco così probabilmente sarebbe catalogato nella musica elettronica, ma di quella buona, quella forse melodica e orecchiabile che strizza l'occhio alle commistioni e al revival partendo addirittura dal punk e ovviamente arrivando fino al rock. Uscisse oggi un disco così, sicuramente l'interprete sarebbe assurta a diva e pop star planetaria grazie all'eclettismo e virtuosismo della voce che striderebbe non poco di fronte agli attributi che le attuali pop star mostrano oggi giorno e che riguardano tutto meno le doti vocali. Uscisse oggi, infine, Hounds Of Love, quinto disco della talentuosa cantautrice d'Albione. successo di critica e di pubblico, verrebbe apostrofato in mille modi meno come disco degli anni '80. Eppure. Da riascoltare e riscoprire, scoprendo incredibilmente che...non si esce vivi dagli anni '80. Basta la copertina per capirlo.

BLACK SABBATH (1975) 

Creatori di un genere come l'heavy metal, fonte di ispirazione per millemila gruppi nel decennio successivo all'uscita di questo disco, i Black Sabbath sono partiti veramente da lontano, da lontanissimo...addirittura dal 1966, da Birmingham. Inizialmente grazie all'impulso del chitarrista Tony Iommi, un vero pioniere del genere. e poi soprattutto grazie al carisma e la voce di Ozzy Osbourne semplicemente uno dei più grossi pazzi che abbiano mai calcato i palcoscenici del rock. Nel 1975 i Black Sabbath sono ormai dei mostri (poco ma sicuro) sacri (o meglio...profani) avendo già dato alle stampe e donato ai posteri dischi quali Master Of Reality, Black Sabbath e soprattutto Paranoid. Possono perciò togliersi lo sfizio di pubblicare questo Sabotage continuamente in bilico tra rock classico, hard rock e heavy metal. Considerato come il disco sperimentale della band risulta un interessante documento storiografico per capire, per esempio, da dove gruppi noti e adorati come Alice In Chains o Soundgarden hanno preso spunto per i loro primi dischi.

THE ANIMALS (1965)

Posto che qualsiasi disco degli Animals dovrebbe essere fatto ascoltare a tutti fin dall'asilo, chiarito che uno come Eric Burdon dovrebbe essere eletto regina d'Inghilterra per acclamazione, esattamente che cazzo è Animals Tracks? Come cos'è? E' il secondo disco degli Animals che segue l'esordio più folgorante della storia del rock (vd.qui) solo di un anno. Lo stile e la musica perciò e per fortuna non cambiano, solo che questo non fa esattamente il botto come il primo, per cui a distanza di anni pochi se lo filano. Ovviamente sbagliano; questo disco, che ve lo dico a fare, è una bomba, ma una di quelle bombe che, a parte fare un gran casino, fanno anche un sacco di bene e invece di uccidere le persone uccidono noia, ignoranza e sonno della ragione. Provare per credere, non ci sono effetti collaterali se non quello di innamorarvi perdutamente di questo fantastico gruppo di animali. It's only Rock and Blues...

1 commento: